venerdì, Marzo 29, 2024

Il progetto di recupero del Bosco di Palo Laziale firmato dall’Università La Sapienza con l’Arsial

 

Da Roma alla Toscana è una delle poche zone boschive rimaste della costa laziale. L’inizio del progetto, avvenuta all’orto botanico di Roma, risale a dicembre 2018

 

Il bosco di Palo Laziale rientra in un importante progetto a livello europeo studiato dal Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma unitamente all’Arsial. Il progetto prevede il recupero e la riabilitazione dell’area protetta, identificata dall’Unione Europa come un’area di Natura 2000. In merito abbiamo raccolto l’intervento dell’esperto ambientalista Armando Montanari: “Una zona che non deve necessariamente essere protetta come un parco nazionale, ma un’area da gestire con attenzione. Anche perché è una delle poche zone di particolare rilevanza rimasta della costa. Tra Roma e la Toscana di queste zone c’è ne sono pochissime. Palo è la più significativa, interessante anche quella di Montaldo di Castro. Presente qualche altro “rottame” qui e là, ma poca roba. Bisogna renderle il più possibile vive dal punto di vista naturalistico e poi in futuro anche cercare di ricollegarle in qualche modo. Questo progetto nello specifico ha vinto un concorso dell’Unione Europa nel 2018, con interventi della durata di 5 anni, grazie al quale si sta recuperando una zona molto degradata. In collaborazione con vari enti stanno cercando di togliere anzitutto delle specie arboree, negli anni c’è stata una sovrapposizione di piante, poi un eccesso di protezionismo. – ha aggiunto Montanari – L’idea che la natura sia in grado di ristrutturare se stessa è un bel principio, ma vale quando abbiamo una grande zona naturale, Palo è un isolotto rimasto nel mezzo di una zona fortemente antropizzata e quindi va aiutato. Hanno ripreso dei semi di alcune specie alboree che secondo gli esperti sono quelle originali della zona, le hanno ripiantate in modo da poterle sviluppare ulteriormente. Poi sono andati in altre zone della costa laziale, per esempio nella tenuta di Castel Porziano, anche lì hanno provato a riprodurre quelle che sono le piante originarie del luogo. Un problema del bosco così come delle altre aree, è che erano zone umide della costa che, da quando si è cominciato ad assorbire acqua per l’agricoltura, non sono più umide. Un esempio – ha detto Montanari – è Macchiatonda, vicino al Castello di Santa Severa. Nonostante di tratti di una zona artificiale risulta molto interessante, in quanto hanno ripreso le caratteristiche del territorio. É una zona che non esisteva dal punto di vista naturalistico. Qui, attraverso un ottimo impianto di annaffiamento, riescono ad evitare l’eccessivo disseccamento estivo e soprattutto gli incendi. In autunno si riformano gli acquitrini e vengono gli uccelli a nidificare. Gli appassionati si recano ad osservare la fauna e in questo periodo sono previste anche visite guidate in pullman per godere dello spettacolo della natura. Ben vengano aree nuove, ma è importante soprattutto proteggere le aree autentiche – conclude il docente universitario – tornando al bosco di Palo Laziale ha ancora bisogno di cure. Un patrimonio dal punto di vista naturalistico che in futuro potrebbe divenire anche risorsa economica, attraverso lo sviluppo dell’eco-turismo, grazie al progetto “Ripristino, gestione e valorizzazione di habitat prioritari delle aree costiere del Mediterraneo”, in corso fino al 2023”.

Redazione
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