venerdì, Marzo 29, 2024

Libano, l’appello del Papa: “Non abbandoniamo quel martoriato Paese”

Un lungo e accorato appello per il “caro Libano” e per la sua popolazione particolarmente provata, a un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Beirut. Lo ha lanciato Papa Francesco, al termine dell’Udienza Generale – la prima con la presenza di fedeli dopo il lockdown (189 giorni) – invitando tutti a vivere una Giornata universale di preghiera e digiuno per il Paese nella giornata di domani. Accanto al Pontefice, nel Cortile di San Damaso del Palazzo apostolico vaticano, padre Georges Breidy, 35 anni, della Congregazione dei missionari libanesi maroniti, che ha portato all’Udienza la bandiera del Paese dei Cedri e che a inizio incontro Francesco ha benedetto. Un appello alla speranza e alla ricostruzione, “riprendete coraggio, fratelli!”, ha detto il Pontefice sottolineando che “il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine”, ripetendo quanto disse Giovanni Paolo II trent’anni fa in un momento cruciale della storia del Paese, nella Lettera apostolica a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, il 7 settembre 1989. “Per oltre cento anni – ha osservato Francesco -, il Libano è stato un Paese di speranza. Anche durante i periodi più bui della sua storia, i libanesi hanno conservato la loro fede in Dio e dimostrato la capacita’ di fare della loro terra un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza unico nella regione”. “E’ profondamente vera l’affermazione che il Libano rappresenta qualcosa di più di uno Stato: il Libano è un messaggio di libertà, è un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente. Per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso”. Dal Pontefice parole di incoraggiamento a tutti i libanesi affinché continuino “a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire”. Ai politici e ai leader religiosi ha poi domandato di impegnarsi “con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione” e ha rinnovato l’invito alla Comunità internazionale “a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali”. Francesco si è rivolto in modo particolare agli abitanti di Beirut, “duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero”. Infine ai “cari pastori, vescovi, sacerdoti, consacrati, consacrate, laici” ha esortato loro a “continuate ad accompagnare” i fedeli. “E a voi, vescovi e sacerdoti – ha aggiunto -, chiedo zelo apostolico; vi chiedo povertà, niente lusso, povertà con il vostro povero popolo che sta soffrendo. Date voi l’esempio di povertà e di umiltà”. “Aiutate i vostri fedeli e il vostro popolo a rialzarsi ed essere protagonisti di una nuova rinascita. Siate tutti operatori di concordia e rinnovamento nel nome dell’interesse comune, di una vera cultura dell’incontro, del vivere insieme nella pace, di fratellanza. Una parola tanto cara a San Francesco: fratellanza. Che questa concordia sia un rinnovamento nell’interesse comune. Su questo fondamento si potrà assicurare la continuità della presenza cristiana e il vostro inestimabile contributo al Paese, al mondo arabo e a tutta la regione, in uno spirito di fratellanza fra tutte le tradizioni religiose che ci sono nel Libano”. Da qui l’invito – accolto dai presenti con un applauso – a vivere una Giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano, venerdì prossimo, 4 settembre: “Io ho l’intenzione di inviare un mio rappresentante quel giorno in Libano per accompagnare la popolazione: andrà il Segretario di Stato a nome mio (il cardinale Pietro Parolin,ndr), per esprimere la mia vicinanza e solidarietà. Offriamo la nostra preghiera per tutto il Libano e per Beirut. Siamo vicini anche con l’impegno concreto della carità, come in altre occasioni simili. Invito anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni e tradizioni religiose ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”. “E adesso vi chiedo di affidare a Maria, Nostra Signora di Harissa, le nostre angosce e speranze – ha concluso -. Sia Lei a sostenere quanti piangono i loro cari e infondere coraggio a tutti quelli che hanno perso le loro case e con esse parte della loro vita. Che interceda presso il Signore Gesù, affinché la Terra dei Cedri rifiorisca ed effonda il profumo del vivere insieme in tutta la Regione del Medio Oriente”, invitando tutti a mettersi in piedi in silenzio e a pregare in silenzio per il Libano. Padre Georges Breidy ha ringraziato Papa Francesco. “Abbiamo molto bisogno del suo sostegno e del sostegno della Chiesa universale per dire: ‘Non possiamo continuare a vivere così in Libano'”. Il sacerdote ha poi accennato alla richiesta di poter emigrare fatta da migliaia di cristiani e ha concluso: “Abbiamo bisogno della loro preghiera, del vostro sostegno e del Suo amore fraterno. E Vi aspettiamo per benedire la nostra amata terra. Grazie Santità. Grazie mille”.
Redazione
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