giovedì, Aprile 25, 2024

Vannini, i legali della difesa chiedono l’assoluzione per i famigliari

 

Riflettori puntati anche sulle dichiarazioni del maresciallo Roberto Izzo: «Ha mentito»

È con la sensazione che «la sentenza, qualsiasi cosa si possa dire, sia già scritta» che Andrea Miroli, legale della famiglia Ciontoli ha iniziato la sua arringa, mercoledì mattina, in difesa del capofamiglia e dei suoi famigliari, accusati, a vario titolo, dell’omicidio di Marco Vannini. Come si legge anche su Baraondanews.it, una sensazione trapelata durante la requisitoria del pg, prima, e l’arringa dei legali di parte civile, poi, mercoledì scorso. «Antonio Ciontoli ha sottovalutato la gravità della ferita», mentre nessuno dei suoi familiari «si è sentito di mettere in discussione l’autorità paterna». Antonio, cioè, da «uomo del sud non vuole perdere quell’aura di uomo infallibile, quindi si nasconde per chiamare il 118», mentre i suoi familiari si sono solo fidati di quanto raccontato dal padre e delle sue azioni. Da un lato c’è dunque Antonio Ciontoli, dall’altra ci sono Federico che «al Pit racconta ai genitori del colpo d’arma da fuoco», quindi «come poteva essere d’accordo col padre che invece ha tentato di nasconderlo?». E poi c’è Martina e quell’intercettazione ambientale nella caserma di Civitavecchia dove parla dell’ogiva nel corpo di Marco e che in tribunale spiegherà averlo saputo dall’allora comandante della stazione dei Carabinieri, Roberto Izzo che poi però durante la sua testimonianza smentirà la versione fornita dalla ragazza. Per i legali Andrea Miroli e Pietro Messina, il maresciallo dei Carabinieri ha mentito.«Nella sua testimonianza Izzo dice di averlo saputo solo la mattina dopo, ma non era vero. Era dietro al dottor Farnese, come testimoniato da quest’ultimo. Dice anche che alle 3.20 aveva fatto vedere il volto di Marco ai suoi genitori, ma questi non erano ancora arrivati al Pit. Dice che alle 3.20 c’era anche il maggiore Ceccarelli ma quest’ultimo afferma di essere arrivato alle 4». Insomma, il maresciallo avrebbe mentito e durante la sua testimonianza «ha riferito di non aver detto niente perché rischiava di essere indagato per rivelazione di atti d’ufficio».L’avvocato Messina ha inoltre puntato i riflettori su altre affermazioni del maresciallo, e cioè che, dopo la morte di Marco questi avesse interrotto ogni rapporto con i Ciontoli. Dato confutato ieri dai legali con le copie di alcuni messaggi intercorsi proprio tra Izzo e Ciontoli nei mesi successivi.Prove a cui sia il pg Saveriano che l’avvocato Gnazi non si sono opposti «perché da quei messaggi si evince la scrupolosità di Izzo a non fare alcun tipo di favoritismo nel momento in cui vengono fatte delle richieste da Ciontoli» e che anzi «confermano la posizione di Izzo quando dice che quando ha saputo della morte di Marco ha interrotto i rapporti con i Ciontoli». E proprio sulla base di tutti questi motivi, delle dichiarazioni rilasciate da Izzo, al non aver capito, da parte di Antonio Ciontoli della gravità della situazione, alle testimonianze poco credibili, secondo la difesa, dei vari testimoni (tra cui anche gli infermieri), i legali hanno chiesto l’omicidio colposo con colpa cosciente per Antonio Ciontoli e l’assoluzione per il resto della famiglia o in subordine, ritenuta valida la posizione di garanzia, l’omicidio colposo.

 

Vannini, l’avv. Miroli:

“La parte civile ambisce

a pena esemplare

per vendetta”. Mamma

Marina: “Vergognoso”

Un processo, quello contro la famiglia Ciontoli, dove la parte civile «ambisce a una pena esemplare solo per una vendetta e non per giustizia». Sono queste le parole, pesanti come macigni, pronunciate dall’avvocato Andrea Miroli, legale della famiglia Ciontoli, all’inizio della sua arringa. Per Miroli quella perseguita dalla parte civile è una «pena esemplare solo per appagare il popolo italiano». Una affermazione, quella del legale dei Ciontoli, «vergognosa» per mamma Marina. «Noi non abbiamo mai chiesto vendetta , noi chiediamo giustizia. Anzi – ha proseguito Marina – nell’immediatezza chiedevo giustizia e verità. Purtroppo la verità sarà solo quella processuale e non quella storica, quindi io voglio solo la giustizia e che arrivi presto perché per 2 genitori, vivere ogni giorno quest’angoscia è massacrante». Mamma Marina punta i riflettori anche sulle parole della difesa relativamente alla chiamata effettuata da Federico al 118 e che testimonierebbe come il giovane non volesse la morte di Marco: «Perché Federico non ha chiamato anche me? Perché ce lo hanno detto anche solo al Pit?»

Redazione
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