giovedì, Marzo 28, 2024

I Vannini: “Aiuteremo i giovani con una Onlus”

Post sentenza – Inizia la fare di elaborazione del lutto per mamma Marina e papà Valerio

 

Torna a parlare anche l’avv. Gnazi: “E’ stata scritta una pagina di Giustizia”

 

“La Corte di Assise di Appello di Roma ha scritto una pagina di Giustizia. Senza aggettivi ridondanti, perché non servono”. Con queste parole, l’avvocato Celestino Gnazi ha salutato poco fa la sentenza sul caso Vannini. “Non è stata una sentenza scontata, ma occorre dire che la Corte di Cassazione aveva tracciato una strada” – ha aggiunto. “È stata una lunga, lunghissima traversata nel deserto. Cinque anni e mezzo di tensioni, di impegno fisico e mentale, di delusioni, di impegno rinnovato” – e ha poi ricordato le difficoltà per ottenere la contestazione di omicidio volontario. Poi Gnazi si è tolto anche qualche sasso dalla scarpa. “Voglio anche dire – ha detto – che non è stato nemmeno facile sopportare i supponenti atteggiamenti di diversi addetti ai lavori che bollavano come fantasiose le nostre tesi sul dolo eventuale”. Per poi concludere che non c’è soddisfazione, “Ma c’è quella serenità che deriva dalla consapevolezza di aver contribuito a restituire a Marco Vannini la dignità di una Giustizia possibile, quella che tutti gli dovevamo”.

 

“Dopo cinque anni

possiamo iniziare

a elaborare il lutto”

I genitori di Marco parlano finalmente con un po’ di leggerezza nel cuore, Marina Conte, la mamma e Valerio Vannini, il papà: “Non credo che i Ciontoli abbiano capito ciò che hanno fatto. Forse attraverso una pena severa si renderanno conto e chissà che non prima o poi la verità non esca fuori. Ora sono più sereno – dice papà Valerio – La sofferenza rimarrà sempre, ma il non riuscire a far vedere che la realtà dei fatti era un’altra, per noi era un mattone sullo stomaco. Non è che se erano trent’anni ero contenta. Non mi cambia nulla se sono quattordici o nove anni. Ma era inaudito che fosse omicidio colposo, Marco era vissuto quattro ore dopo lo sparo”. Non hanno mai cercato vendetta i genitori di Marco, gli anni di carcere non sono mai stati importanti per loro. Quello che hanno sempre voluto, è far emergere la verità sulla notte in cui il figlio è stato ucciso. E ottenere giustizia. Ma, soprattutto, ora può arrivare il tempo per l’elaborazione del lutto. “Sono cosciente che mio figlio non c’è più. Ma ci siamo sempre battuti per far riconoscere i diritti di Marco e non abbiamo mai elaborato il lutto nel modo giusto. Mi spaventa perché finora ci siamo battuti per far emergere il lato negativo della storia e questo ha fatto sì che non elaborassimo il lutto come andava fatto”, spiega Valerio. Dopo la sentenza della Corte d’Appello bis la famiglia di Marco Vannini è stata sommersa di biglietti di affetto, solidarietà e di tantissimi mazzi di fiori. Molti provengono dall’Italia, ma tanti sono arrivati anche dall’estero. “Ieri al cimitero ho trovato una rosa: sopra c’era un biglietto con scritto ‘Marco è il simbolo della giustizia’. Sono parole che mi hanno toccato tanto. Marco non ce lo ridarà mai nessuno, non contano gli anni di carcere – dice Valerio – Quello che conta è che venga evidenziato il fatto che loro hanno avuto la volontà di far morire Marco. Gli anni di carcere sono solo una cosa relativa, per quello c’è la legge”. Il prossimo passo? “Aprire una onlus. Vogliamo aiutare i giovani”.

Redazione
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