giovedì, Aprile 25, 2024

Coronavirus, la ministra Azzolina chiede una riunione per fare il punto sulla situazione del contagio

La riunione sarebbe stata chiesta dal ministro della Scuola, Lucia Azzolina, per fare il punto con il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione di maggioranza. Un punto sulle diverse situazioni nel Paese ma con una base di partenza precisa: per la ministra, le scuole vanno tenute aperte, come del resto in Francia e in Germania, entrate in lockdown ma fatta salva la possibilità per i ragazzi di restare sui banchi. Una linea condivisa dai 5 Stelle -“è l’ultima cosa che il governo deve chiudere”, ripete il capo delegazione grillino, Alfonso Bonafede agli alleati di governo- e anche da Italia Viva, da sempre per le scuole aperte. “I nostri ragazzi, tutti, hanno bisogno della scuola in presenza”, ha detto anche oggi Teresa Bellanova. Ma nontutta la maggioranza è così categorica alla luce dei dati sul contagio. Dal confronto in corso, a quanto viene riferito, non sono attese decisioni. Resterebbe la linea fin qui seguita dal governo con la possibilità per le Regioni di ulteriori restrizioni, comprese le scuole, come stabilito dal Dcpm. Una possibilità già ‘utilizzata’ dalla Puglia di Michele Emiliano e dalla Campania di Vicenzo De Luca, che oggi ha deciso una ulteriore stretta sulle scuole dell’infanzia. La linea della ministra Azzolina non coincide con quella più rigorista del ministro della Salute, Roberto Speranza. La fotografia settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità di oggi è drammatica: 11 regioni a rischio (con Lombardia e Piemonte che oltrepassano la soglia del Rt2) e uno scenario in evoluzione verso il 4, quello peggiore. Un allarme ovviamente recepito dal ministro della Salute ma anche dal Pd. “La Azzolina vuole tenere aperte le scuole a prescindere -osserva una fonte di governo- ma l’Rt di alcune regioni, alla fine, prenderà il sopravvento. Difficile non prendere una decisione di buon senso se gli ospedali vanno in sofferenza”. Ma per i 5 Stelle, “è giusto che i governatori si assumano le loro responsabilità”. Ovvero che a decidere su nuove strette siano loro e non il governo centrale, almeno per ora. Salvo che l’esecutivo “non si pronunci per lockdown mirati”, spiegano le stesse fonti.
Redazione
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