sabato, Aprile 20, 2024

Coronavirus, il consiglio dell’Oms: “Non usate il farmaco antivirale remdesivir”

E’ finito sotto i riflettori quando il mondo era alle prese con la prima ondata di Covid-19, come trattamento potenzialmente efficace per le forme più severe della malattia e oggi l’antivirale remdesivir è sempre più utilizzato per curare i pazienti in ospedale. Ma il suo ruolo nella pratica clinica è rimasto incerto. E ora un panel di esperti internazionali che opera in seno all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sconsiglia l’utilizzo di questo farmaco per Covid-19, indipendentemente da quanto siano gravi i malati. Perché non ci sono evidenze che ne migliori la sopravvivenza, né che incida sulla necessità di ventilarli. La raccomandazione arriva dal Gruppo Oms per lo sviluppo delle linee guida, secondo quanto riportato sulla rivista scientifica ‘Bmj’. Si tratta di un’indicazione che fa parte di una linea guida in itinere sviluppata dall’Organizzazione mondiale della sanità con il supporto metodologico della ‘Magic Evidence Ecosystem Foundation’, per fornire un orientamento affidabile per la gestione dei casi di Covid-19 e aiutare i medici a prendere le decisioni migliori per i loro pazienti, spiegano dall’Oms. Questi strumenti sono utili in campi di ricerca in rapido movimento come succede ora con Covid-19 perché consentono ai ricercatori di aggiornare le evidenze in ‘tempo reale’ non appena nuove informazioni diventano disponibili. La raccomandazione su remdesivir si basa su una nuova revisione delle evidenze scientifiche fin qui raccolte, che confronta gli effetti di diversi trattamenti farmacologici. Per l’analisi sono stati inclusi i dati di 4 studi randomizzati internazionali che hanno coinvolto oltre 7mila pazienti ricoverati per Covid-19. Dopo aver esaminato attentamente i dati, il gruppo di esperti (fra cui figurano anche 4 pazienti che hanno avuto Covid-19), ha concluso che remdesivir “non ha effetti significativi sulla mortalità o su altri risultati importanti per i pazienti, come la necessità di ventilazione meccanica o il tempo necessario per il miglioramento clinico”. Il panel ha riconosciuto l’assenza di certezze e precisato il fatto che queste evidenze non dimostrano che remdesivir non abbia in definitiva alcun beneficio. Piuttosto si può dire che non ci sono prove basate sui dati attualmente disponibili del fatto che l’utilizzo dell’antivirale migliori esiti importanti per i pazienti. “Data la possibilità di danni importanti, nonché i costi relativamente alti e le implicazioni in termini di risorse da impiegare per dar corso all’uso di remdesivir (che deve essere somministrato per via endovenosa)”, gli esperti hanno ritenuto che sconsigliarlo “fosse una raccomandazione appropriata”. Allo stesso tempo, però, si sostiene anche “l’arruolamento continuato negli studi che valutano il remdesivir, soprattutto per fornire una maggiore certezza delle prove per gruppi specifici di pazienti”. In un articolo collegato, il giornalista Usa Jeremy Hsu si chiede dunque cosa sia adesso il remdesivir, dato che è improbabile si possa considerare il farmaco salvavita ‘di massa’ in cui molti hanno sperato. La storia completa del farmaco, conclude, “non sarà nota fino a quando il produttore Gilead non pubblicherà i rapporti completi sugli studi clinici”, scrive Hsu, ma molto “dipenderà dal fatto che studi futuri vengano pianificati per testare la potenziale efficacia di remdesivir”. Nel frattempo, fa notare, stanno influenzando il dibattito sull’antivirale e sul suo rapporto costo-beneficio quei “trattamenti alternativi, come il più low cost e disponibile corticosteroide desametasone, che hanno dimostrato di ridurre la mortalità tra i pazienti gravemente malati di Covid-19”.
Redazione
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