mercoledì, Aprile 24, 2024

Usa, secondo il New York Times dietro l’uccisione dello scienziato iraniano c’è la mano di Israele

C’è Israele dietro l’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, considerato dall’intelligence Usa e di Israele la mente dei programmi segreti della Repubblica Islamica. Lo hanno detto al New York Times un funzionario americano e due ufficiali dell’intelligence. E, aggiunge il giornale che sottolinea come gli ultimi eventi potrebbero complicare la gestione del dossier del nucleare iraniano da parte dell’Amministrazione Biden (a parte gli attriti interni iraniani sulla questione), non è chiaro quanto gli Stati Uniti – alleati di Israele – sapessero in anticipo dell’operazione. Ma i due Paesi, ricorda, condividono da tempo informazioni d’intelligence sull’Iran. Silenzio dalla Casa Bianca e alla Cia. L’Iran ha sempre rivendicato gli scopi pacifici del suo programma nucleare. Per Michael P. Mulroy, ex responsabile della politica per il Medio Oriente al Pentagono, l’uccisione di Fakhrizadeh rappresenta “una battuta d’arresto per il programma nucleare dell’Iran”. E quanto avvenuto potrebbe complicare il lavoro di Biden per un rilancio dell’accordo internazionale sul nucleare iraniano, sottoscritto nel 2015 all’epoca dell’Amministrazione Obama, da cui gli Usa di Donald Trump si sono ritirati nel 2018 ripristinando le sanzioni contro l’Iran, che a sua volta ha fatto marcia indietro rispetto ad alcuni impegni. Non manca un collegamento con l’uccisione, lo scorso 3 gennaio in un attacco americano a Baghdad, del generale iraniano Qassem Soleimani. “Soleimani e Fakhrizadeh erano gli architetti di due pilastri della politica di sicurezza dell’Iran: il programma nucleare e il ‘proxy model’ – ha commentato Ariane Tabatabai, esperta iraniana del German Marshall Fund of the United States – Entrambi hanno contribuito a creare l’infrastruttura e a sviluppare i programmi. Ma la loro scomparsa non porterà a cambiamenti fondamentali perché le istituzioni continueranno i loro progetti”. Rafforzate intanto le misure di sicurezza nelle ambasciate israeliane dopo le accuse arrivate dall’Iran. Lo ha riferito il canale N12 in una notizia rilanciata dal Jerusalem Post. Ancora nessun commento o reazione da parte israeliana all’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh nonostante Teheran abbia esplicitamente puntato il dito. Anche negli Stati Uniti, dalla Casa Bianca, al Pentagono, al dipartimento di Stato e alla Cia, e nemmeno dal team del presidente eletto Joe Biden sono giunti commenti alla vicenda. L’unico a rompere il silenzio è stato l’ex capo della Cia John Brennan, che da tempo ha ingaggiato una forte polemica col presidente Donald Trump, che in un tweet ha parlato di un “atto criminale e altamente avventato”, che porta al “rischio di una rappresaglia letale e ad un nuovo conflitto regionale”. A conferma della sua avversione per l’attuale inquilino della Casa Bianca, Brennan ha aggiunto che “i leader iraniani sarebbero saggi ad attendere il ritorno sul palcoscenico globale di una leadership americana responsabile e a resistere all’urgenza di rispondere contro chi viene percepito come colpevole”. Parole che hanno ricevuto numerosi i commenti critici, spingendo Brennan a precisare il suo pensiero e sottolineare il suo passato impegno per la “sicurezza di Israele” e contro le “malevole attività iraniane”. In passato, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva pubblicamente nominato lo scienziato iraniano, affermando: “Ricordatevi questo nome”. Gli Usa, già a partire dal 2008, avevano imposto sanzioni su Fakhrizadeh, e lo scorso anno le avevano estese all’organizzazione guidata dallo scienziato, nota con l’acronimo in farsi Spnd, impegnata su progetti missilistici.
Redazione
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