martedì, Aprile 23, 2024

Coronavirus, studio sul suo potere infettivo: la forza del contagio è intimamente legata a una maggiore capacità del virus mutato di trovare siti di legame idrogeno disponibili nelle cellule ospiti

Come mai l’attuale virus Sars-Cov-2 ha un potere infettivo molto superiore al precedente Sars-Cov, apparso già nel 2002 ma che non aveva causato la drammatica situazione che stiamo vivendo? Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “ChemBioChem” per la Società Europea di Chimica, cui ha partecipato l’assegnista di ricerca della Scuola Normale di Pisa Sara Gómez, la ragione è intimamente legata a una maggiore capacità del virus mutato di trovare siti di legame idrogeno disponibili nelle cellule ospiti: in pratica di essere assorbito dalla membrana cellulare. L’articolo illustra inoltre il lavoro condotto dagli scienziati per localizzare i siti specifici attraverso i quali il virus si introduce nell’organismo causando la malattia. Secondo il professore Albeiro Restrepo, membro dell’Istituto di Chimica dell’Università di Antioquia, in Colombia, e coordinatore del gruppo di ricerca, “il lavoro condotto ha permesso di rintracciare i siti specifici di interazione tra la proteina spike, quella che permette al nuovo coronavirus di attaccare e infettare le cellule umane, e i recettori cellulari per spiegare perché questo virus è più contagioso rispetto al suo precursore Sars-Voc. La descrizione dell’evoluzione molecolare del virus è stata ricavata dall’analisi delle mutazioni del codice genetico di entrambi i virus”. I principali risultati della ricerca sono stati quelli di aver individuato i siti di interazione tra cellula e virus, averli caratterizzati in modo tale da poter decifrare il meccanismo che determina la considerevole capacità infettiva del nuovo coronavirus. La speranza è che queste scoperte possano essere propedeutiche allo sviluppo di un farmaco o di un vaccino. Al lavoro hanno partecipato anche Santiago Gómez (Università de Antioquia), Natalia Rojas, medico e ricercatrice, e per la Scuola Normale Franco Egidi, ricercatore di Chimica e Chiara Cappelli, professoressa di Chimica, che, avvalendosi della chimica computazionale, hanno determinato la modalità di interazione delle particelle del virus rispetto alla cellula umana. A fare da trait d’union tra l’Università di Antiochia e la Scuola Normale è stata Sara Gómez, la cui borsa di ricerca in Metodi e modelli per le Scienze molecolari presso la Scuola Normale è finanziata dal network europeo “Computational Spectroscopy In Natural sciences and Engineering” (Cosine), una rete di formazione innovativa Marie-Curie. Tutti gli scienziati coinvolti hanno, inoltre, riconosciuto l’importanza del sostegno ricevuto dalle istituzioni. La Scuola Normale, ad esempio, ha messo a loro disposizione il suo avanzato centro di calcolo per lo svolgimento delle simulazioni.
Redazione
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