venerdì, Marzo 29, 2024

Basta gas a Civitavecchia: Giannini (PD) scrive a parlamentari, ministri e sottosegretari dem

Il segretario del Partito democratico locale, Stefano Giannini, ha scritto una lettera a parlamentari, ministri e sottosegretari dem per ribadire il no alla trasformazione a gas per le centrali di Civitavecchia. LA LETTERA – “Caro/a Onorevole mi rivolgo a te, autorevole rappresentante nelle Istituzioni democratiche, anzitutto per la familiarità che ci unisce per la militanza comune: essere parte del Partito Democratico significa aderire ad una Comunità che fa della difesa delle persone e della qualità della loro vita una ragion d’essere e dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile elementi fondanti della propria carta valori. Ho sempre pensato che il Partito Democratico debba inoltre essere baluardo di un principio cardine: Giustizia. E’ per questo comune sentire che ho deciso di scriverti, per portare alla tua attenzione una specifica ingiustizia, consapevole che se l’adesione ad uno stesso Partito è anche il frutto di una comune percezione di sentimenti, altresì la reazione ad un’ingiustizia perpetrata ai danni di una Comunità intera non potrà restarti indifferente. Ti scrivo dalla città di Civitavecchia, di cui sono cittadino e in cui ho l’onere e l’onore di guidare il circolo del Partito Democratico, una città di circa 53 mila abitanti, con una delle centrali ENEL a Carbone (e prima ad olio combustibile) più grandi d’Europa; accanto, sua dirimpettaia, c’è la centrale di Tirreno Power, anch’essa fonte di emissioni nocive. Un polo di produzione energetica imponente, un accumulo di fonti inquinanti, che ben poco ha lasciato a Civitavecchia e dalla quale, purtroppo, moltissimo – troppo – ha preso, rendendo la nostra città una delle città più inquinate del Continente, con un altissimo tasso di mortalità per patologie oncologiche e neurologiche. Oggi, quel polo di produzione energetica costituisce un umiliante monumento ad un modello di sviluppo obsoleto, retaggio di un industrialismo unilaterale che nessuno vorrebbe più vedere all’opera: forse non sai che la centrale ENEL è stata eretta a ridosso di un sito dichiarato “monumento naturale” e costruita – letteralmente – sopra resti archeologici risalenti all’età etrusca e romana. In questi lunghi decenni la città ha visto decrescere in maniera progressiva e grave i livelli occupazionali legati alla produzione energetica da combustibili fossili, e non ha visto corrispondere benefici adeguati ai danni e alle servitù che ne ha patito; occorre peraltro riconoscere che ha subito questa situazione senza che le Istituzioni se ne facessero, autenticamente, carico: se non con la promessa che nel 2025 sarebbe tutto finito, visto che per quella data era stata finalmente sancita la fine del carbone. Improvvisamente oggi non è più così, e l’incubo sembra destinato a proseguire. ENEL e Tirreno Power, le gemelle, hanno presentato istanza per istituire nuove centrali a gas. Si vocifera che il Governo, in virtù di un PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) redatto prima delle nuove e ultime direttive europee, sia intenzionato ad accogliere le due istanze per la costruzione di nuovi gruppi a gas a ridosso della città. Inutile dire, ma lo diciamo, che la scusante “il gas inquina meno del carbone” non può reggere: sebbene il gas sia un combustibile fossile meno nocivo del carbone, il carbone sarebbe finito tra tre anni, e si sarebbe dovuta avviare una grande opera di smantellamento e di bonifica per restituire quelle aree ( aree di pregio naturalistico e culturale e contigue ad un porto in costante sviluppo) alla disponibilità della città e della collettività, i nuovi impianti a gas invece dureranno per altri trent’anni, provocando altri lutti, continuando a pesare sull’ambiente, continuando a costituire una odiosa ipoteca su altre, concrete, direttrici di sviluppo. Ti domando: per quanto ancora si vorrà prolungare l’agonia di un sistema industriale pensato in un altro secolo? Mentre l’Europa investe miliardi di euro per le energie rinnovabili, mentre richiama l’Italia per il ritardo sulla riduzione delle emissioni e la spinge verso nuovi orizzonti di sviluppo sostenibile, all’ombra delle nostre ciminiere decine di migliaia di cittadini stanno per subire l’ennesima condanna. Mi rifiuto di soggiacere a questo, che pare oggi un destino segnato. Si sancisca la fine dell’utilizzo dei combustibili fossili sul nostro territorio: le soluzioni ci sarebbero, si possono trovare insieme. Si apra immediatamente un tavolo e si lavori per la modifica del PNIEC, aggiornandolo alle nuove direttive dell’Unione Europea. Si proceda rapidamente a promuovere progetti alternativi, rispondenti alle richieste più aggiornate e in grado di attrarre gli investimenti europei. Non siamo certamente i soli a pensare che il futuro non possa essere una brutta, orrenda copia del passato; e le ormai numerose associazioni locali, che sperano nella possibile convivenza tra energia, ambiente e lavoro, stanno dando ascolto e visibilità ad intelligenze e competenze tecniche, che si stanno su questo esercitando, raccogliendo la sfida del Green New Deal.  Manca però la politica, quella vicino alle persone, quella che le ascolta. Ecco perché Ti scrivo – e lo faccio pubblicamente – affinché i cittadini sappiano che c’è la politica vicina ai problemi reali del paese. Il Green New Deal è una nostra priorità; ed è a portata di mano: sviluppo compatibile, sviluppo umano e sociale; su questa ambiziosa e necessaria piattaforma stiamo spendendo la nostra credibilità, e sono certo che sapremo essere all’altezza del compito. Ora è tempo di dimostrarlo. Fraternamente,
Redazione
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