giovedì, Aprile 25, 2024

Coronavirus: riaprire tutte le scuole e riattivare i contatti sociali senza misure restrittive potrebbe determinare un’onda epidemica non contenibile

Riaprire le scuole di ogni ordine e grado e riattivare completamente i contatti sociali senza misure restrittive potrebbe determinare “un’onda epidemica non contenibile”. Lo si legge in uno studio Inail-Iss pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the Us (Pnas). “L’analisi condotta – si legge – non permette di distinguere tra infezione trasmessa all’interno degli edifici scolastici e infezione trasmessa durante le attività peri-scolastiche (es. trasporti, assembramenti fuori dalle scuole, attività extra-scolastiche)”. La riapertura fino alle medie – si legge – potrebbe avere “un impatto limitato”. Secondo lo studio, le riaperture sono rischiose se l’incidenza del contagio da Covid resta alta anche se l’Rt è minore di 1. “Allentare le restrizioni quando l’incidenza delle infezioni è ancora alta – si legge – può portare a un rapido nuovo picco dei casi, e quindi dei ricoveri, anche se l’Rt è inferiore a 1. Nello studio è stato usato un modello di trasmissione del virus per stimare l’impatto di diverse strategie di mitigazione, introducendo anche la stima del rischio nei diversi settori. “Per quanto riguarda la tempistica con cui vengono riattivati i contatti sociali – si legge in una nota Inail sullo studio – la ricerca mostra che un anticipo prematuro delle riaperture può incidere notevolmente sull’andamento dell’epidemia. Ad esempio, anticipare al 20 aprile la fine del lockdown avvenuta in Italia il 18 maggio avrebbe potuto generare un incremento di circa il 500% delle ospedalizzazioni cumulative rispetto a quelle osservate da maggio fino a fine settembre. “Dall’analisi è emerso – si legge ancora – che l’Rt minore di 1 è necessario per permettere un margine di azione dopo il rilascio delle restrizioni, mentre la bassa incidenza è necessaria per mantenere il livello dei casi, e quindi di ospedalizzazioni e decessi, approssimativamente costante dopo che l’Rt ritorna a valori vicini a 1 a seguito delle riaperture. Questo ad esempio è avvenuto l’estate scorsa: l’Rt a livello nazionale è stato stimato a circa 3 in febbraio, è poi sceso sostanzialmente sotto 1 nel giro di due settimane a seguito del lockdown imposto l’11 marzo ed è poi ricresciuto a valori vicini e anche leggermente superiori a 1 a seguito delle riaperture del 18 maggio. “In particolare – spiega Stefano Merler, ricercatore FBK – l’incidenza deve essere sufficientemente bassa da poter essere gestita dai sistemi di prevenzione con l’isolamento dei casi e la quarantena dei contatti. Basandosi sul periodo in cui i servizi di prevenzione hanno cominciato ad andare in sofferenza a causa dell’aumento di incidenza di casi durante la seconda ondata, questa incidenza dovrebbe essere inferiore a circa 50 casi settimanali ogni 100.000 abitanti. La ricerca – prosegue Merler – mostra che il potenziale di trasmissione di Covid-19 è ancora altissimo e suggerisce estrema cautela nella scelta dei contatti sociali che vengono riattivati e nella tempistica di riattivazione degli stessi”. Intanto il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Agostino Miozzo a SkyTg24 speiga che “stiamo in piena pandemia, la curva si è stabilizzata non si sta abbassando come auspicheremmo. Il controllo del sistema sanitario sta reggendo: è in sofferenza in molte regioni del Paese, in sofferenza le terapie intensive, in sofferenza i reparti di accettazione, però diciamo che la macchina sta perfettamente tenendo. Siamo molto preoccupati della potenziale evoluzione, auspichiamo che verso la fine della prossima settimana si possano vedere gli effetti di quelle dolorose restrizioni che abbiamo imposto per il periodo di Natale. La migliore soluzione per la malattia dovrebbe essere il lockdown totale, ma è evidente che noi non possiamo mettere il Paese in lockdown fino alla fine del percorso vaccinale quando avrà raggiunto quella mitica immunità di gregge. Dobbiamo convivere e per farlo ci dobbiamo consentire delle aperture che fanno salire questa curva. Nel sistema di classificazione per colori delle regioni – prosegue Miozzo – è stato proposto di inserire il verde, per dare questo obiettivo di speranza, ma non è ancora stato inserito nelle categorie. Il verde sarebbe per le regioni che teoricamente sono in una condizione di ritorno alla normalità. In questo momento non credo ce ne siano, però alcune regioni hanno un’incidenza piuttosto bassa nella trasmissione del virus. Dobbiamo avere un minimo di speranza e cercare la luce in fondo al tunnel”
Redazione
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