giovedì, Aprile 25, 2024

Coronavirus, i dati del 14 gennaio: 522 morti. Positivi: 561.380. Dimessi: 20.115. Nuovi contagi: 17.246

Sono 17.246 i nuovi contagi di coronavirus in Italia oggi, 14 gennaio, secondi i dati del bollettino della Protezione Civile pubblicato sul sito del ministero della Salute. Si registrano altri 522 morti, per un totale di 80.848 vittime dall’inizio dell’emergenza. Il totale dei casi sale invece a 2.336.279. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 160.585 tamponi. “Credo che questo sia l’ultimo dei momenti per mettersi a fare quello che”, comunque andrà a finire, “sarà un ulteriore rallentamento delle cose” che aiuterebbero a lasciarci alle spalle l’incubo Covid-19. La crisi di Governo non lascia indifferente Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, preoccupato che l’attuale momento politico possa complicare ulteriormente la gestione della pandemia. “E’ evidente – dichiara l’esperto all’Adnkronos Salute – che la cosa peggiore possibile in una situazione emergenziale è avere una stanza dei bottoni depotenziata, dai poteri limitati e di conseguenza amputata nella sua efficienza”. “Qualcuno – osserva Galli – dice che il Governo attuale non è l’espressione migliore perché questa cosa”, la gestione dell’epidemia di coronavirus, “venga fatta al meglio. Però la mia esperienza di persona che ha lavorato nel settore pubblico per tutta una vita mi porta ad affermare che, in determinate situazioni, i tempi e i modi di adeguamento legati ai cambiamenti rischiano di essere tali da rendere più pericoloso il cambiamento rispetto alla stabilità. E lo dico – tiene a precisare il medico – anche se non sono mai stato per il mantenimento a oltranza di nessuna cosa, anzi ho sempre avuto un forte interesse a possibilità migliorative e meritocratiche”. “Qui ci sono delle decisioni fondamentali da prendere”, avverte Galli, “in termini di misure di restrizione dei movimenti da una parte, da accompagnare auspicabilmente con la campagna vaccinale più vasta possibile e con la campagna di diagnostica più vasta possibile. Queste” secondo l’infettivologo “sono le 3 cose che, messe assieme, potrebbero portarci in un periodo ragionevolemente breve fuori da questo maledetto guaio. Però bisogna avere anche gli attributi per farle”, aggiunge. “E magari bisogna essere capaci di ragionare – ma questo vale anche e soprattutto per le stanze dei bottoni periferiche, visto che gli interventi di tipo sanitario competono prevalentemente alle Regioni – mostrando un po’ meno sensibilità all’influenza di gruppi di interesse, lobby e quant’altro, che poi per certi versi fanno il loro stesso danno. Perché a furia di aprire e chiudere, di chiudere e aprire – conclude il medico – va male per tutti”.
Redazione
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