venerdì, Aprile 26, 2024

Studente americano morto nel Tevere, le motivazioni della Corte d’appello che ha assolto il clochard Massimo Galioto

“Quando viene commesso un delitto il compito della Giustizia è di individuarne il responsabile non un responsabile”. Lo scrivono i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nelle motivazioni con cui il 2 dicembre scorso hanno confermato l’assoluzione per il clochard Massimo Galioto, difeso dall’avvocato Michele Vincelli, accusato dell’omicidio dello studente americano Beau Solomon, morto il 30 giugno del 2016 a Roma dopo essere caduto nel Tevere. “Oggetto del processo penale – prosegue la corte nelle motivazioni – è l’accertamento della sussistenza degli elementi che giustifichino l’ipotesi accusatoria: quando ciò non si realizza l’ipotesi accusatoria deve cadere e l’accusato essere mandato assolto”. In riferimento al video che riprende le fasi precedenti alla caduta del giovane americano nel fiume i giudici aggiungono che “le immagini non forniscono la conferma del narrato della principale testimone dell’accusa: un dato obiettivo del quale non si può non tenere conto. Se non bastasse, la sensazione visiva del giudicante, che potrebbe rivelarsi fallace, soccorrono le dichiarazioni di altro testimone. Il quale ha ulteriormente precisato, con riferimento al video, sulla presenza sul luogo del delitto di una pluralità di soggetti (e non solo di Pennacchioli, Galioto e della vittima). L’assenza di colluttazione, l’assenza del calcio, l’impossibilità di affermare con certezza l’avvenuto contatto fisico di qualsivoglia soggetto con la vittima. L’impossibilità di attribuire identità ai soggetti che compaiono nelle immagini”. In sostanza per i giudici “non è provato il contatto fisico tra Galioto e Solomon”.
Redazione
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