venerdì, Aprile 19, 2024

Maxi truffa alla fondazione Cassa di Risparmio

Civitavecchia – Operazione investigativa della Guardia di Finanza tra Tolfa, Roma e Svizzera: al centro del raggiro le quote cedute a Banca Intesa per 19 milioni di euro, polizze assicurative emesse nel Liechtenstein e mazzette per 1 milione di euro

di Alberto Sava
Il litorale a nord della Capitale al centro di una storia di truffa e raggiri. La rete dell’imbroglio sarebbe stata tessuta con la partecipazione di personaggi del territorio. La vicenda ha avuto inizio nel 2015 allorquando la Fondazione cedette a Banca Intesa le quote detenute nella Cassa di Risparmio dell’importo di 19 milioni di euro, il cui provento fu reinvestito nella sottoscrizione di polizze assicurative emesse da una società di Vaduz, nel Liechtenstein, riconducibili a un broker italiano residente in Svizzera, già indagato dall’autorità giudiziaria elvetica e arrestato per truffa. Sequestrati beni per un milione di euro. Immobili, autovetture e rapporti finanziari, per un valore di circa un milione di euro, sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, su disposizione del Giudice delle Indagini Preliminari di Civitavecchia, nei confronti dei due persone corresponsabili di una truffa ordita ai danni della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia. Il provvedimento scaturisce da un’indagine delle Fiamme Gialle della Compagnia di Civitavecchia, dirette dalla locale Procura della Repubblica e coordinate dal Gruppo, che ha preso le mosse dalla denuncia presentata dai vertici della fondazione. Dalle investigazioni era emersa anche la responsabilità di due cittadini italiani, un professionista di Tolfa e un civitavecchiese intermediario della transazione, che erano stati denunciati alla Procura della Repubblica di Civitavecchia per i reati di corruzione tra privati, truffa aggravata e di presentazione di infedele dichiarazione dei redditi. Il primo, membro del comitato investimenti della Fondazione, deputato a valutare la bontà degli impieghi, avrebbe omesso, in cambio di una “tangente” pari a 600 mila euro versata dal broker, i dovuti controlli sui bilanci della società elvetica e sull’effettiva stipula di una polizza assicurativa a garanzia dell’investimento, mentre il secondo, intermediario della transazione, avrebbe beneficiato di una “mazzetta” di 400.000 euro. Tali proventi illeciti sono stati proposti all’Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione. A conclusione dell’operazione – che ha riguardato anche le province di Mantova, Milano e Nuoro – sono stati posti sotto sequestro un’autovettura di lusso, conti correnti bancari, rapporti finanziari e quote di proprietà di immobili in Sardegna e a Civitavecchia, oltre a orologi e penne di pregio detenuti in una cassetta di sicurezza. L’operazione testimonia l’impegno del Corpo a contrasto da comportamenti fraudolenti che inquinano l’economia legale e carpiscono la buona fede degli investitori.
Redazione
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