martedì, Aprile 16, 2024

Isola del pescatore di Santa Severa, il Tar respinge l’istanza cautelare presentata dai fratelli Quartieri

I titolari del noto ristorante L’Isola del Pescatore, i fratelli Quartieri, si sono visti respingere l’istanza cautelare, da loro presentata al Tar per evitare il ripristino dello stato dei luoghi con la demolizione di alcune parti della sala interna che, secondo il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sarebbero state realizzata abusivamente ma che, probabilmente, potranno essere regolarizzate. I proprietari del ristorante, una famiglia molto conosciuta nella frazione santamarinellese per aver trasformato in una cittadina turistica la bellissima località balneare, erano ricorsi al Tar contro il provvedimento del Comune di Santa Marinella che chiedeva la demolizione delle opere abusivamente realizzate e il ripristino dello stato dei luoghi nell’Isola del Pescatore. Gli opponenti – che hanno visto la costituzione in difesa della Capitaneria di Porto dell’Agenzia del Demanio, della Direzione Regionale Lazio, del Ministero per i Beni Culturali -, avevano presentato domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento subito impugnato. Il Tar del Lazio invece, come si legge nella sentenza, “considerato che l’istanza cautelare non appare, allo stato degli atti, assistita da sufficiente fumus boni iuris, considerato che gli interventi in contestazione ricadono in area plurivincolata e che eventuali possibilità di regolarizzazione di alcune delle opere in contestazione potranno essere semmai esperite nella naturale sede procedimentale”, ha respinto l’istanza cautelare e trasmesso gli atti alle parti. Nonostante la sentenza, comunque, i titolari del ristorante potranno ricorrere al Consiglio di Stato. Questa vicenda prende il via un anno fa quando, in un verbale redatto dopo un sopralluogo effettuato dagli esperti della Soprintendenza Archeologica, dalla Capitaneria di porto di Civitavecchia e dal Comune di Santa Marinella, veniva evidenziato che nella sala all’ingresso del ristorante, “si ravvisa una sostanziale difformità tra quanto autorizzato in fase di condono e la conformazione della struttura”; e si elencava anche le diverse richieste di sanatoria inviate dai titolari fin dalla nascita del locale. La struttura è nata su un terreno dell’Ex Pio istituto S. Spirito nel lontano 1939, come capanno dei pescatori e  poi nel tempo è stata ampliata, secondo i verbalizzanti, senza “titoli edilizi e autorizzazioni ministeriali”, da qui la richiesta di  ripristinare lo stato dei luoghi.
Redazione
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