giovedì, Marzo 28, 2024

Riaperture, il virologo Crisanti: “Io non mi esprimo sulla micro-gestione, sulla singola misura del coprifuoco, ma faccio un discorso generale e posso dire solo una cosa, sono coerentemente avverso al rischio degli altri e mio”

Si arricchisce – con aperture anche dai più rigoristi – il fronte di chi vede possibile superare il coprifuoco in Italia. “Io non mi esprimo sulla micro-gestione, sulla singola misura del coprifuoco, ma faccio un discorso generale e posso dire solo una cosa: sono coerentemente avverso al rischio degli altri e mio”. Il virologo Andrea Crisanti resta “coerente”, spiega , mentre nel Paese continua il dibattito su quando e come allentare le misure anti-Covid. “Se mi sento smentito dai numeri di Covid in discesa? A parte che occorre aspettare ancora un po’ per una valutazione su numeri ed effetti riaperture, non è che si ha ragione o torto a seconda della previsione. Stiamo prendendo misure di sanità pubblica: se anche i numeri mi smentissero, avrei avuto ragione nell’avere una posizione contraria al rischio”, ha aggiunto. In particolare oggi sotto i riflettori finisce il coprifuoco, il cui superamento viene visto non più come un traguardo lontano anche dai più intransigenti. Le posizioni del direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova sono spesso risultate fra le più caute. Ma l’esperto ha più volte ribadito di aver rivendicato l’importanza di “supportare con l’evidenza scientifica” le decisioni. “Io ho sempre preso una posizione avversa al rischio. Non credo nelle ragioni economiche”, insiste Crisanti, che propone un parallelismo per rendere l’idea. “Supponiamo che una persona vada in ospedale e abbia un intervento chirurgico di cui si conoscono procedure, esiti ed effetti. Se vogliamo paragonare questa” a una situazione sul fronte Covid “sarebbe la scelta di aprire in Gb quando la trasmissione era bassa e c’era già un’elevata percentuale di vaccinati. Poi la stessa persona va dal medico e questo le dice: per esigenze economiche le proponiamo un intervento mai fatto prima, ma abbiamo ragionato sul rischio. Ecco, voi lo fareste? Non credo. E non credo che si metterebbero in questa situazione neanche i soloni che ragionano di riaperture senza basi, se fosse sulla pelle loro”. Per capire la fattibilità delle riaperture di discoteche e locali, anche in Italia si valuta la strada delle ‘serate-test’, seguendo una strada aperta dall’ormai famoso concerto di Barcellona, diventato studio scientifico. L’idea è di organizzare serate ‘di prova’ in due locali, uno a Milano e uno a Gallipoli, con duemila ragazzi che siano o vaccinati o muniti di un tampone molecolare con esito negativo eseguito 36 ore prima dell’evento. “Ma, fatto così, questo non è un esperimento e non dimostra nulla”, è il giudizio espresso all’Adnkronos Salute dal virologo Andrea Crisanti. “Se la trasmissione” di Sars-CoV-2 “è bassa e se le persone vengono testate prima, è evidente che si può fare. Ma non si sa cosa accadrebbe se ci fosse una persona positiva. E’ una questione di logica: un esperimento negativo non può produrre un’affermazione positiva”, cioè dire se una tesi è vera. “Non esiste prova positiva da risultato negativo, lo hanno scoperto i greci secoli fa. Cosa accadrebbe se ci fosse una persona positiva” in discoteca “non lo possiamo dire” con queste serate-test. “Anche il concerto di Barcellona non era un esperimento. Diciamo che queste iniziative non sono definibili esperimenti, ma misure di sorveglianza attiva – conclude il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – Cioè, non misuri se il virus si trasmette, misuri la sorveglianza. Bisognerebbe metterci qualcuno positivo al virus per sapere quello che succederebbe”.
Redazione
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