sabato, Maggio 4, 2024

Omicidio Vannini: Martina Ciontoli in carcere è dimagrita e ripete sempre la stessa domanda

La famiglia Ciontoli dopo la conferma della sentenza in Cassazione è stata condotta in carcere, Antonio e Federico si trovano a Regina Coeli e Martina con la madre a Rebibbia. Secondo quanto riportato da La Repubblica e rilanciato da alcune agenzie come notiziemaledette.it, pare che Martina, all’epoca della morte di Marco Vannini sua fidanzata, sia molto dimagrita. Il volto sarebbe scavato e lo sguardo perso nel vuoto. Inoltre, pare che ripeta sempre la stessa domanda: “Quando usciamo, voglio andare via da qui”. Con la madre Maria Pezzillo ripeterebbero continuamente: “Vogliamo andare via di qui, è un’ingiustizia, non volevamo la morte di Marco”. La sentenza, infatti, non è stata accettata dai familiari di Antonio Ciontoli, che accusati di concorso anomalo, dovranno scontare in carcere 9 anni e 4 mesi. La condanna parte dal presupposto che Maria Pezzillo, Federica e Martina Ciontoli, non avrebbero chiesto subito soccorso dopo il ferimento di Marco Vannini.
Le parole di Marina Conte, la mamma di Marco, in seguito alla sentenza
Dopo la sentenza Marina Conte aveva detto: “Non finirà qua, io continuerò a portare in alto il nome di mio figlio, magari aprendo un’associazione per poter aiutare i giovani. Gli hanno levato la dignità in quella casa: dire che mio figlio faceva il bagno davanti a mio suocero vuol dire questo. Marco è stato spogliato di dignità. La scorsa settimana me lo sono sognato: mi diceva ‘mamma andrà tutto come deve andare’. Non l’ho detto neanche a mio marito. Era bello, stava al mare. Ci siamo battuti per 6 anni, la paura c’è sempre ma ci abbiamo creduto fino alla fine”.
Miroli: “La battaglia legale dei Ciontoli non è finita”
Con la famiglia Ciontoli in carcere e il processo per la morte di Marco Vannini ormai concluso, non è terminato il lavoro del collegio di difesa. Ma se devono entrare nell’ottica che passeranno mesi prima dell’allentamento delle misure, chi non si dà per vinto è l’avvocato Andrea Miroli, che ha difeso i Ciontoli fin dai primi interrogatori del 2015. Lui – Covid permettendo – può andare a visitare i suoi assistiti a Rebibbia e cerca di far sentire la sua vicinanza. Ma nel frattempo si sta preparando per provare a rimettere in discussione una sentenza definitiva ed eseguita. A qualche settimana dalla sentenza della Cassazione Bis, il legale concede una battuta: “La premessa fondamentale è che dovremo leggere le motivazioni degli ermellini con tutto il collegio difensivo prima di capire di come muoverci e cosa poter fare. Adesso è prematuro parlare di qualunque strategia. L’unica certezza è che non c’è la minima volontà di arrendersi al cospetto di una sentenza che consideriamo ingiusta. Per ora va gestita questa situazione difficile”. Ieri circolava una voce che voleva Antonio Ciontoli desideroso di essere trasferito nel penitenziario di Civitavecchia. Voce smentita nel modo più fermo dallo stesso Miroli e liquidata come “stupidaggine”.
Redazione
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