martedì, Aprile 16, 2024

Russia-Francia: è “scoppiata” la guerra per lo Champagne

Vladimir Putin inaugura il sovranismo delle bollicine e dichiara guerra allo champagne francese con il varo di una legge che penalizza lo status symbol terminologico della bevanda più nota al mondo. Il presidente russo ha aperto le ostilità con la firma di una legge in base alla quale lo champagne esportato nella Federazione non potrà più chiamarsi così ma dovrà accontentarsi della ben più modesta denominazione di “spumante”. Il brand classico delle bollicine francesi sarà invece riservato a quelle prodotte in Russia. Ma a rovinargli la festa, e a privare oligarchi e ricconi vari del flute principe di notti brave e cerimonie solenni, è arrivata puntuale la risposta dei francesi indignati che hanno decretato lo stop alle esportazioni in Russia di Moet & Chandon, Veuve Cliquot e Dom Perignon. Il colosso francese del lusso Lvmh non ci sta e l’ha fatto sapere con chiarezza. La reazione della filiale russa di Moet-Hennesy, compagnia che opera Wines & Spirits di Lvmh, è stata immediata e ha preso la forma di una missiva i cui contenuti sono stati resi noti dal quotidiano economico russo Vedomosti: la decisione di fermare, seppur temporaneamente, l’export di champagne è presa. In attesa di trovare una soluzione, ma non certo al ribasso.
Di cambiare il nome dello champagne in spumante non se ne parla. Anche perché, oltre alla questione di principio, ci sarebbe un iter burocratico tutt’altro che semplice e che richiederebbe tra l’altro la ricertificazione delle bevande e una nuova etichettatura. D’altra parte il termine champagne, oltre ad essere un brand identitario per i francesi, è una denominazione d’origine protetta che fa riferimento alla provenienza da un luogo d’origine ben preciso, la regione dello Champagne, appunto. E anche se fin dall’epoca dell’Unione Sovietica il termine champagne tradotto in cirillico è stato utilizzato per la distribuzione di un alcolico frizzate prodotto in sole tre settimane nelle distillerie locali, ora la decisione suona come una provocazione. Leonid Rafailov, direttore generale della società Ast, uno dei principali distributori di vini e liquori in Russia, in un commento a Vedomosti ha detto di sperare che i francesi accettino di denominare spumante il loro champagne. Ma c’è anche chi, come il presidente dell’Unione viticoltori russi Leonid Popovich, minimizza. In una dichiarazione rilasciata a Sputnik ha affermato che su una ventina di importatori di champagne in Russia, solo Moet-Hennessy ha espresso la sua “indignazione” sulla nuova legge. Non solo, ha anche parlato di “ricatto” da parte dei francesi. Popovich, e un altro conoscitore di questo settore come Vadim Drobiz, stimano che la quota di mercato detenuta dal marchio francese è solo il 2% del totale delle importazioni di bollicine in Russia. Conclusione, “non ci saranno colpi di Stato o suicidi in serie tra le élite russe semplicemente perché non potranno più approvvigionarsi di Moet”.
Non la pensa allo stesso modo Anna Chernyshova, consulente nel mercato dei vini e specializzata nella creazione di cantine con bottiglie eccezionali per clienti facoltosi. Alla France Presse ha confessato: “Il mio telefono non smette di suonare, i miei clienti cercano di capire che cosa possono fare”. La guerra della bollicine insomma è appena cominciata e ad avvantaggiarsene potrebbe essere il Made in Italy: secondo stime della Coldiretti, il primo trimestre del 2021 ha segnato un aumento record del 37% nelle esportazioni di spumante italiano in Russia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo scorso anno sono state stappate 25 milioni di bottiglie di spumante nel paese di Putin, dove particolarmente apprezzati sono il Prosecco e l’Asti.
Redazione
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