giovedì, Marzo 28, 2024

Hong Kong: 9 anni di carcere per il il giovane, primo ad essere riconosciuto colpevole in base alla nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino

E’ stato condannato a 9 anni il giovane di Hong Kong, primo ad essere riconosciuto colpevole in base alla nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino per stringere il giogo sull’ex colonia britannica. Tong Ying-kit, 24 anni e cameriere di professione, il primo luglio del 2020, poche ore dopo l’entrata in vigore della legge, era salito su una moto imbracciando una bandiera su cui era scritto ‘Libertà’ per Hong Kong, la Rivoluzione dei nostri giornì; ma era stato bloccato da un gruppo di poliziotti che peraltro aveva pure investito, cadendo rovinosamente a terra. Tong è stato giudicato colpevole martedì scorso dei reati di incitamento alla secessione e terrorismo. La sentenza costituisce un precedente nell’ordinamento giudiziario di Hong Kong, la cui autonomia rispetto alla Cina viene vista in forte erosione dall’Occidente dopo l’imposizione della controversa legge per spegnere il dissenso nella città. Al processo non c’era una giuria, il che segna una vera rottura con la tradizione giuridica a Hong Kong: la stessa emittente locale l’aveva definita una scelta “insolita”, ma il governo aveva spiegato di temere per la sicurezza personale dei giurati e delle loro famiglie. Tra l’altro il caso Tong è relativamente insolito perchè il giovane è una delle poche persone perseguite per un atto esplicitamente violento (aver investito i poliziotti); ma la stragrande maggioranza degli accusati ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale è agli arresti per aver espresso opinioni politiche che, secondo le autorità, sono illegali. Sono piu’ di 60 persone le persone già’ accusate ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale, che sta emergendo come lo strumento principale nella repressione da parte di Pechino del movimento a favore della democrazia. Tra chi è perseguito in base a questa legge draconiana, figura in particolare il magnate dei media, Jimmy Lai, ex editore dell’ormai chiuso tabloid pro-democrazia Apple Daily. Alla maggior parte di loro non è stata concessa la cauzione e tutti sono in attesa di un processo. Secondo gli analisti, la sentenza mostra che la giustizia di Hong Kong sta adottando un’interpretazione molto ampia della legge e che i tribunali dell’ex colonia britannica optano per la severità in vigore nei tribunali cinesi.
Redazione
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