giovedì, Aprile 25, 2024

Afghanistan, parla il commissario europeo Gentiloni: “Talebani buoni? Per favore togliamocelo dalla testa”

“Si parla con il dittatore nordcoreano, si parla con Maduro in Venezuala. Tendenzialmente lo fanno le autorità di governo. Noi abbiamo lavorato per fare avere medicine alla comunità italiana in Venezuela e per farlo abbiamo discusso con le autorità del Venezuela. Ma questo non può in alcun modo giustificare dei ragionamenti politico-culturale, che per fortuna non sono così diffusi, che dicono ‘questi talebani così male non sono, sono talebani buoni’. Questo per favore togliamocelo dalla testa”. Lo ha dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nel suo intervento alla Festa nazionale dell’Unità a Bologna. “Bisogna stare molto attenti con le parole. Io ho fatto il ministro degli Esteri e un  pochino so che l’uso delle parole è fondamentale. Quindi è chiaro oggi nessuno parla di riconoscimento del governo di Kabul che peraltro si non è ancora costituito. Bisogna anche attenti agli aggettivi: quando uno dice rapporto costruttivo. Cosa vuol dire in diplomazia rapporto costruttivo?”, ha spiegato. Per Gentiloni “Ha avuto un epilogo disastroso perché le immagini di questo fallimento ci rimarranno attaccate addosso come Occidente, come Europa, come tutti i Paesi che hanno partecipato a quell’operazione”. “Quella conclusione segnerà forse uno spartiacque nella reputazione, nella forza, nel prestigioso dell’Occidente ed è questo spartiacque che interroga anche l’Unione europea”, ha aggiunto. “Di fronte al fatto di questa caduta di credibilità, di questo colpo durissimo nel modo in cui si è conclusa questa missione, interroga anche gli altri Paesi”, ha sottolineato l’ex premier. “Quando l’America decise di intervenire in Afghanistan, c’era un consenso generale. Per combattere il terrorismo e sconfiggere Al Qaeda e il terrorismo negli anni a seguire. Non lo dobbiamo dimenticare. Non voglio che la critica anche feroce a questo epilogo disastroso a questa vicenda diventi un’abiura delle ragioni che ci portò a sostenere a queste operazioni” , ha spiegato aggiungendo che “non mi vergogno di aver sostenuto una missione internazionale dopo l’11 settembre contro il terrorismo e contro Al Qaeda. Anzi, era giustissimo dare quella risposta”, ha aggiunto l’ex premier. “Sull’accoglienza l’Italia sta facendo molto bene. Se ne parla poco, forse anche meglio perché questo non accende polemiche, non dà spazio agli spacciatori di paure, però è un fatto che noi abbiamo accolto nel nostro Paese più di 4.500 rifugiati afghani che sono arrivati con un ponte aereo. E 4.500 in dieci giorni sono tanti. Se noi guardiamo ai flussi migratori normali, è un numero elevato”. Questo il parere di Gentiloni su quanto fatto dal nostro Paese. “E li abbiamo accolti, molti di loro stanno facendo un periodo di quarantena per il Covid o l’hanno appena finito, e vengono ridistribuiti con una gara di solidarietà tra Comuni,  enti locali, comunità, organizzazioni non governative che conferma la qualità di questo Paese”, ha aggiunto Gentiloni. “A me piace anche ogni tanto ricordare che quando non funziona lo spargimento di paura ad arte in queste cose, il Paese è in grado di accogliere e di reagire anche con dei numeri piuttosti consistenti”, ha evidenziato l’ex premier. “È molto probabile” l’arrivo di rifugiati dall’Afghanistan via terra “perché le condizioni economiche in Afghanistan sono disastrose così come il tema dei diritti”. E ancora: “Una parte della classe media urbana che si era identificata in una speranza, che è in grado di mettere insieme un po’ soldi, è probabile che nel corso dei prossimi mesi cercherà di uscire dall’Afghanistan”. L’apertura di Gentiloni verso un tema molto caro e discusso a Bruxelles. “Finalmente è possibile ad avere una difesa comune. Io credo che non ci limitiamo ai dei discorsi ma prendiamo delle prime decisioni e mi auguro che sia la Commissione nelle prossime settimane a proporle concretamente”.  Poi l’invito al futuro: “Joe Biden è il terzo presidente che prosegue una strada di più o meno graduale disimpegno da alcuni teatri internazionali. E questi vuoti nella politica internazionale vengono riempiti da qualcuno. All’Unione europea oggi si pone questo gigantesco problema. Senza mettere in discussione la Nato, in tante aree del mondo che ci sono vicine, dal Mediterraneo, al Sahel, ai Balcani, può essere l’Unione europea un gigante economico che non ha alcun peso dal punto di vista politico? Io penso di no”.
Redazione
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