venerdì, Marzo 29, 2024

Caos nelle Procure, linea dura del Csm: sospesi dalle funzioni 5 ex togati

Sospensione dalle funzioni. E’ la sanzione decisa, dopo una camera di consiglio durata circa dieci ore, dal collegio della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura a conclusione del processo ai 5 ex togati Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, per la riunione del 9 maggio 2019 all’hotel Champagne di Roma, dove si discusse, con Luca Palamara e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti, di nomine alla guida di importanti procure italiane, innanzitutto quella di Roma. Gli ex consiglieri Lepre, Morlini e Spina sono stati condannati alla sospensione per un anno e sei mesi, Cartoni e Criscuoli per 9 mesi. Il collegio ha dunque accolto la richiesta formulata dalla procura generale della Cassazione, riducendo i tempi: il pg aveva chiesto due anni per i primi tre e un anno per gli altri due. La sentenza arriva a quasi un anno da quella dell’ottobre scorso che ha radiato Palamara dalla magistratura. L’avvio dell’azione disciplinare per i togati, così come per Palamara e Ferri, era stato annunciato dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi il 25 giugno del 2020 ed ha avuto come effetto immediato le loro dimissioni. Gravi violazioni dei doveri di correttezza ed equilibrio, scorrettezza verso i colleghi e il tentativo di condizionare in maniera occulta l’attività della commissione incarichi del Csm le contestazioni mosse. Per i cinque consiglieri alle incolpazioni del pg si era aggiunta anche quella dell’allora ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, per la quale il loro comportamento “risultava diretto a influenzare la generale attività funzionale della quinta commissione” del Consiglio, con “grave inosservanza” del regolamento che stabilisce la necessità di “preservare l’autonomia valutativa del Csm”. La prima udienza si è tenuta il 21 luglio, un’udienza ‘di smistamento’, solo per organizzare le questioni procedurali, con rinvio al 15 settembre, quando il collegio si è espresso in senso contrario alla richiesta di unificare il procedimento con quelli di Palamara e Ferri che era stata avanzata dalla procura generale della Cassazione. Dunque i tre procedimenti sono andati avanti autonomamente. Il processo a Palamara si è concluso in poco meno di un mese, con la sentenza di espulsione dalla magistratura pronunciata il 9 ottobre. Quello a Cosimo Ferri non è ancora entrato nel merito: l’ex magistrato ha presentato una serie di istanze di ricusazione dei giudici della disciplinare, che hanno determinato la sospensione del procedimento, e si aspetta che la Camera si esprima sull’utilizzabilità delle intercettazioni. L’udienza successiva, fissata il 23 ottobre è stata poi rinviata al 5 novembre per decidere sulle questioni preliminari sollevate dalle difese, quando il collegio si è espresso per una trattazione contestuale al merito, fissando una nuova udienza per il 12 novembre, poi rinviata. Il 7 gennaio di quest’anno la prima udienza di merito. Al centro la questione dell’ammissibilità e dell’utilizzabilità delle intercettazioni acquisite col trojan nel cellulare di Luca Palamara sollevata dalle difese. Il collegio ha affrontato le richieste istruttorie poste dal pg della Cassazione e dai difensori. La procura generale, rappresentata dall’avvocato generale Pietro Gaeta e dal sostituto Simone Perelli, ha chiesto l’acquisizione di alcuni documenti, tra cui i verbali delle udienze del procedimento disciplinare a carico di Palamara, nelle quali è stata affrontata la questione delle modalità tecniche con cui di sono svolte le intercettazioni ambientali con il trojan e la loro trascrizione. Richieste alle quali le difese si sono opposte, ponendo dubbi sull’utilizzabilità delle intercettazioni stesse. Il 18 gennaio i giudici disciplinari hanno deciso di ammettere i testimoni, chiesti dalle difese e dalla Procura generale, le prove documentali, i verbali di altri procedimenti disciplinari e i provvedimenti giurisdizionali, poi il 1 febbraio l’ok all’utilizzabilità delle intercettazioni e la convocazione di una nuova udienza, il 15, per l’esame dei testimoni ammessi. Udienza poi rinviata per l’assenza di un componente del collegio. Il 29 marzo è iniziato l’esame dei testimoni con alcuni magistrati che all’epoca collaboravano con la quinta commissione del Csm e che parteciparono alle sedute che portarono alla proposta di tre candidati per la procura di Roma: Giuseppe Creazzo, Francesco Lo Voi e Marcello Viola. Il collegio ha anche stabilito l’acquisizione dei verbali delle sedute della commissione relative alla nomina, che si erano svolte a maggio del 2019. Il 26 aprile è stato sentito Marcello Viola, della cui candidatura si era discusso nel corso della riunione all’Hotel Champagne e che poi fu il più votato in commissione prima che lo scandalo azzerasse l’istruttoria, che ha detto che nessuno all’epoca gli aveva annunciato il voto in suo favore. Poi il giorno dopo è stata la volta di un maresciallo della Guardia di Finanza, sulle modalità di programmazione e di ascolto delle registrazioni captate dal trojan nel cellulare di Luca Palamara, e in particolare l’intercettazione dell’incontro nell’albergo. Il 25 giugno era previsto l’esame degli incolpati, al quale però i cinque ex consiglieri non si sono sottoposti. Al centro dell’udienza le nuove eccezioni sollevate dalle difese sul tema dell’utilizzabilità delle intercettazioni, in particolare in relazione alle verifiche sul server napoletano della società Rcs dove i dati delle captazioni sarebbero transitati. Eccezioni alle quali si è opposta la Procura generale della Cassazione. I giudici disciplinari hanno dichiarato chiusa l’isruttoria dibattimentale e rinviato al 30 luglio per l’inizio della discussione con la requisitoria della Procura generale. La sospensione dalle funzioni è stata la sanzione chiesta per tutti e 5, da graduare a seconda delle posizioni. In particolare, l’avvocato generale della Cassazione Piero Gaeta ha chiesto il massimo previsto, la sospensione per due anni, per gli ex consiglieri Luigi Spina, Gianluigi Morlini e Antonio Lepre, un anno invece per Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli. Alla ripresa dei lavori del Csm, dal 6 settembre, le udienze per le arringhe delle difese, con le richieste di proscioglimento. Stasera la sentenza, con la condanna per tutti alla sospensione.
Redazione
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