giovedì, Aprile 25, 2024

Vicenda del piccolo Eitan, oggi si decide per la sua estradizione in Italia

Il caso di Eitan Biran è arrivato in aula. Al via la prima udienza al tribunale della famiglia di Tel Aviv, e a decidere sarà la giudice Iris Ilotovich Segal. Nell’aula sono presenti solo la zia paterna Aya, arrivata dall’Italia, e il nonno materno Shmuel Peleg accusato di rapimento per aver sottratto il nipote a Aya, nominata tutore legale del bambino dal Tribunale per gli affari medici urgenti di Torino nell’immediatezza della tragedia del Mottarone, di cui il piccolo è l’unico sopravvissuto .Lo riportano i media israeliani.  Rimasta fuori dall’aula Gali Peleg, la sorella della mamma del piccolo Eitan morta in seguito alla tragedia del Mottarone, che ha chiesto di poterlo adottare. Aya Biran è arrivata in tribunale accompagnata dal fratello e dai suoi avvocati. Il suo obiettivo è riportare in Italia Eitan quanto prima. La famiglia materna di Eitan, i Peleg, sono arrivati senza rilasciare dichiarazioni. L’udienza si tiene a porte chiuse. Zia paterna: “Sono molto preoccupata per Eitan” “Voglio vedere Eitan a casa. Sono molto preoccupata”.Così Aya Biran, la zia paterna dell’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone lo scorso 23 maggio. ”Voglio vedere Eitan a casa il più presto possibile, voglio che torni a casa”, ha detto Aya ai giornalisti presenti davanti al tribunale. Aya Biran ha ottenuto un permesso speciale per poter presenziare all’udienza evitando così il rispetto della quarantena per Covid-19 previsto per chi entra in Israele dall’estero. Famiglia paterna: “Non lo abbiamo rapito. Abbiamo fiducia nella giustizia israeliana” La famiglia paterna di Eitan, che rifiuta di averlo rapito, ha detto di avere ”fiducia nella giustizia israeliana” e si è detta ”ottimista” sullo svolgimento del processo. Esperto in diritto di famiglia: “Eitan tornerà in Italia” “Eitan verrà rimandato in Italia. Lì, un giudice dovrà decidere, sulla base dell’interesse del bambino, con chi vivrà”. E’ la convinzione di Abraham Dviri, avvocato israeliano specializzato in diritto di famiglia. Il legale non lascia margini: “La Convenzione dell’Aja sostiene che portare via un bambino dal luogo dove vive è rapimento e il minore deve tornare lì. Non permette di farsi giustizia da soli e richiede che il bambino torni dove vive e lì un giudice è chiamato a decidere”. “Pertanto, io ritengo che Eitan verrà rimandato in Italia e sarà un giudice italiano, con un processo in Italia, a decidere” tra le due famiglie che se lo contendono. Un parere che l’avvocato Dviri basa sulla sua esperienza, un caso in particolare: “Alcuni anni fa rappresentai un americano di New York, che viveva nella Grande Mela con la moglie israeliana e il figlio. La moglie decise di andare in Israele per le vacanze di Pesach e portare con sè il bimbo, ottenendo il permesso dal marito di stare via tre settimane. Ma trascorso questo tempo, la donna non rientrò negli Stati Uniti ma rimase con il figlio in Israele. Ebbene, il giudice israeliano ordinò il rientro del bimbo negli Usa, nel luogo dove viveva”.Cruciale è la tempistica, proprio per il bene del bambino: nel caso di Eitan, non si può sapere quando arriverà la decisione ma “non ci vorrà molto”, ha assicurato Dviri. “La Convenzione dell’Aja dice che la sentenza deve essere emessa molto velocemente” per evitare che la situazione pesi sempre di più sul bambino via via che il tempo passa.
Redazione
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