giovedì, Marzo 28, 2024

La vera “regina degli scacchi” ha da poco fatto causa a Netflix per diffamazione

La vera “regina degli scacchi”, la leggendaria Nona Gaprindashvili, ha da poco fatto causa a Netflix per diffamazione chiedendo 5 milioni di dollari di danni per il modo “sessista e riduttivo” in cui è stata dipinta nella mini-serie cult. Tra le accuse mosse al colosso dello streaming c’è quella di aver fatto passare il personaggio di “Beth” Harmon per russa. E invece Nona è georgiana, viene cioè da questa prodigiosa fucina caucasica che fin dai tempi dell’Unione sovietica sfornava talenti della scacchiera, soprattutto donne: non a caso lei vinse per quattro volte i mondiali femminili prima di essere battuta nel 1978 da un’altra georgiana, l’allora 17enne Maia Chiburdanidze. Nona Gaprindashvili, oggi 80enne, ha anche denunciato che la serie tv ometteva completamente i suoi successi contro scacchisti maschi, ben 28. E in effetti in questo Paese di meno di quattro milioni di abitanti sul confine tra Europa e Asia in cui gli scacchi si praticano dall’anno Mille sono le donne a farla da padrone: le campionesse sono considerate alla stregua di eroine nazionali, a partire dalla decana Nona. Ai mondiali femminili per nazioni in corso a Sitges, in Catalogna, le georgiane sono favorite quanto meno per un posto sul podio. E questo nonostante la campionessa Bela Khotenashvili abbia dovuto dare forfeit a causa di un grave problema di salute del figlioletto di sette anni. Nell’era d’oro delle scacchiste georgiane, a cavallo tra gli anni ’60 e ’80, la nazionale femminile sovietica era quasi interamente composta da loro anche grazie ad altri talenti come Nana Alexandria o Nana Ioseliani, talvolta suscitando invidia e rancore nella classe dirigente di Mosca. Nel 1978 addirittura la Ioseliani fu sostituita da una collega russa poche ore prima della partenza dell’aereo per Buenos Aires, dove erano in programma i mondiali. A dimostrazione che la piccola miniera di scacchisti affacciata sul Mar Nero stava diventando scomoda per il gigante comunista.
Redazione
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