venerdì, Marzo 29, 2024

Al Festival del Cinema di Roma presentato un docufilm sulla tragedia di Marta Russo, la studentessa uccisa a La Sapienza

Un documentario per “raccontare al mondo la vita di Marta Russo e non più solo la sua morte”. Così Tiziana Russo, sorella della studentessa uccisa nel 1997 a 22 anni in un vialetto dell’Università La Sapienza a Roma, introduce “Marta – Il delitto della Sapienza”, una co-produzione Rai Documentari e Minerva Pictures, prodotta da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti, in prima visione giovedì 21 ottobre alle 21:15 su Rai2 e disponibile su RaiPlay. Per la prima volta si parla di Marta Russo partendo dalle sue parole, dai suoi diari, ritrovati per caso dalla sorella Tiziana a distanza di alcuni anni dall’omicidio. “E’ un documentario che nasce dalla sfida di partire da un atto dolente come la morte per raccontare la vita, invece di seguire il solito binario crime”, spiega il regista Manetti nel corso della conferenza stampa di presentazione, presso la Sala degli Arazzi della Rai, alla presenza dei familiari della ragazza, della sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, e del direttore Documentari della Rai, Duilio Giammaria. “Un racconto emozionale – aggiunge il regista – per dire veramente chi c’era dietro la foto di Marta. Ci siamo avvicinati a tutto il materiale di repertorio e delle teche Rai, fondamentale per ricostruire anche l’aspetto sociale di quegli anni. Poi c’è il repertorio familiare più intimo, le fotografie e il cardine del progetto che sono i diari segreti di Marta: un mezzo non tanto per raccontare una persona ma cercare di avvicinarsi il più possibile a lei, come se fosse la persona stessa a raccontarsi”. Un documentario, scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi, con la partecipazione di Silvia D’Amico che dà la voce a Marta e la supervisione di Fabio Mancini. Un viaggio narrativo che si snoda su due piani di racconto paralleli: quello legato ai fatti di cronaca, che ricostruisce la vicenda giudiziaria e quello privato, intimo di Marta, che prende vita direttamente dai suoi pensieri più profondi, dalle speranze e dai sogni che, tra 1985 e il 1996, ha affidato alle pagine dei suoi diari segreti. Il documentario vuole restituire l’identità, la sua vita prima che le venisse tolta. La sua voce, prima di tutto: è lei, infatti, ad accompagnarci nel viaggio, parlandoci di chi era raccontandoci quel che davvero ha vissuto. Un ricordo dolceamaro custodito dalla sua famiglia e oggi condiviso: “Voglio essere felice in questa vita, e non in futuro, ma nel presente, per ogni attimo che vivo. Perchè non so quanto potrò vivere e cosa ci sarà dopo”, una frase estratta dal diario di Marta Russo.  Il documentario utilizza prezioso materiale di repertorio, in parte mai reso pubblico, sia per l’aspetto investigativo che per quello personale e familiare. L’accesso agli archivi della Corte d’assise di Roma e della Polizia di Stato ha permesso di attingere materiali, anche inediti, relativi agli atti del processo come intercettazioni ambientali e telefoniche, filmati di interrogatori con testimoni chiave dell’inchiesta, fascicoli fotografici della Polizia scientifica, e l’inedita telefonata al 113 avvenuta al momento dello sparo. Consistente anche il repertorio messo a disposizione da Rai Teche: telegiornali, interviste ai testimoni chiave, e soprattutto ore e ore di filmati grezzi relativi al processo a Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, a cui si è attinto per rafforzare “il racconto verità”.  Per quanto riguarda l’aspetto personale di Marta, invece, il documentario ha potuto contare sui suoi preziosi diari, messi a disposizione dai parenti: 9 quaderni, circa 700 pagine scritte in circa 11 anni. Oltre a questi, foto, filmati di famiglia e gli oggetti di cui era piena la sua cameretta e che parlano di lei, come le coppe vinte per la scherma. A questi si aggiungono le ricostruzioni e le testimonianze di chi l’ha amata. Un racconto in cui la linea narrativa emotiva e personale si intreccia con quella lucida, asciutta e rigorosa dell’inchiesta. Ad accompagnare lo spettatore è sempre la voce di Marta che sembra chiedere di andare oltre, di parlare anche del dopo, per esaminare dall’inizio alla fine quanto accaduto dopo la sua morte, raccontando le indagini e i molti nodi rimasti irrisolti, che ancora, dopo 24 anni, portano alle stesse domande senza risposta: perché è stata uccisa? Dov’è finita la pistola da cui è stato esploso il colpo fatale? Esiste davvero il terzo uomo? Qual è la verità? Il documentario è il primo appuntamento di Crime Doc, un nuovo ciclo di cinque prime serate di Rai Documentari dedicate al crime, al racconto dei grandi casi di cronaca che hanno segnato il nostro Paese come i delitti della Uno Bianca, gli omicidi del Mostro di Firenze, la rivolta del carcere di Portoferraio. Rai Documentari è la struttura nata nel gennaio 2020 sotto la guida di Duilio Giammaria che, nel corso della conferenza stampa, ha ricordato come “un buon documentario deve saper collegare un caso di cronaca alla vita di ciascuno di noi. È un lavoro che riequilibra gli eccessi della spettacolarizzazione della cronaca” e ha ringraziato la famiglia Russo per la loro disponibilità “a lavorare insieme, per restituire un contesto umano a questo racconto”.
Redazione
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