sabato, Aprile 20, 2024

Bufera sulle parole dello storico Alessandro Barbero: Le donne siano poco spavalde e insicure possa ostacolare la loro scalata al successo in alcuni ambiti

Lo storico e accademico torinese Alessandro Barbero è finito nel tritacarne mediatico per un suo articolo sulle donne e il potere, pubblicato su “La Stampa”, in merito alle sue tre lezioni intitolate “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”. Barbero indaga sul gender gap e sulla competizione professionale e lancia una provocazione: è possibile che il fatto che le donne siano poco spavalde e insicure possa ostacolare la loro scalata al successo in alcuni ambiti? “Vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi”, afferma lo storico, specializzato in Storia Medievale. E, pur di rischiare di essere “impopolare”, si domanda: “E’ possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi?”. Ma uscire da questo schema potrebbe essere “solo una questione di tempo”, prosegue l’accademico. “Basterà allevare ancora qualche generazione di giovani consapevoli e la situazione cambierà”.  Tra i primi a criticare lo storico c’è il sottosegretario di Stato ai rapporti con il Parlamento, Deborah Bergamini, che obietta: “Il professore dovrebbe saperlo bene: le generalizzazioni su questioni comportamentali non portano mai a nulla di buono. Più che parlare di differenze strutturali tra i sessi, bisogna soffermarsi sulle diversità sociali e culturali. Per uno storico dovrebbe essere palese”. Rotta: “Dà voce ai peggiori stereotipi”Anche Alessia Rotta (Pd), presidente della Commissione Ambiente della Camera, accusa Barbero scrivendo su Facebook  che “per farsi notare” dà voce “ai peggiori stereotipi” sulle donne. “Il ‘prof’ Alessandro Barbero, quello del post sessista per attirare matricole all’università Piemonte Orientale, quello del green pass e la dittatura, ora quello delle ‘differenze strutturali’ per spiegare la mancata parità di genere. Ormai per farsi notare non sa più cosa inventare. E’ così decide di dare voce ai peggiori stereotipi. Che pena. Che pena”, conclude.
Redazione
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