giovedì, Aprile 18, 2024

Yemen, choc nelle scuole: Il 60 dei ragazzi le abbandona dopo gli attacchi. 1 un giovane su 5 rischia la vita

”Quando siamo a scuola, sentiamo delle esplosioni. Corriamo dentro la scuola e quando finiscono, usciamo di nuovo a giocare. Uno dei miei  amici è rimasto ferito in una delle esplosioni”. In tre righe un bambino di 8 anni racconta un ordinario giorno di scuola nello Yemen. Ma non c’è nulla di ordinario in un paese dove si combatte, da anni, una guerra civile per il controllo dei pozzi di petrolio. Non c’è nulla di ordinario se le scuole sono diventate dei rifugi, dei bersagli e il 60% dei bambini non è tornato tra i banchi.  È il quadro del nuovo rapporto di Save the Children, ‘Will I see my children  again?’ pubblicato per la quarta Conferenza Internazionale sulla  Dichiarazione delle Scuole Sicure, che si terrà da oggi al 27 ottobre  per proteggere l’istruzione durante i conflitti armati. I numeri. I pericoli Scorrendo le pagine del rapporto non è solo la scuola il “pericolo” ma anche la strada per arrivarci. Un bambino  su 5 ha raccontato del rischio di perdere la vita, di violenze e rapimenti. Il 90% va a scuola, ogni giorno a piedi. Negli ultimi cinque anni, più di 460 scuole sono state attaccate, comprese quelle colpite da fuoco incrociato. Più di 2.500 istituti sono stati danneggiati, utilizzati come rifugi per le famiglie sfollate o occupate da gruppi armati. La dispersione scolastica è di 400mila bambini. ”La situazione qui è allarmante – racconta Lamia, 30 anni, insegnante a Taiz una delle città al centro dei combattimenti- I gruppi armati si muovono in sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e gli studenti li vedono ogni giorno. In qualsiasi momento, ci aspettiamo che sparino, e spesso accade intorno al cancello in quanto gli uomini armati hanno reso questa scuola un bersaglio militare. Questo mette bambini e ragazzi in grave pericolo. Hanno persino rubato materiali da costruzione. Si studia nella paura  studiando nella paura”. La paura  Non c’è nulla di ordinario in tetti colpiti dall’artiglieria, in muri e classi  ridotte in macerie. Non c’è nulla di ordinario in bambini che fanno lezione con il rombo degli aerei da guerra in sottofondo, o in tende improvvisate in campi profughi. Chi non torna a scuola, si legge nel rapporto, è per la paura ma anche perché a scuola, il luogo sicuro, hanno visto morire compagni, amici e insegnanti. Hanno visto volare via pagine di libri e quaderni –
Redazione
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