mercoledì, Aprile 24, 2024

Etiopia, allarme dell’Onu per l’escalation della violenza nel Paese

Si trovano alla periferia di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, i ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigray e dell’Esercito di liberazione degli Oromo. Lo ha riferito una fonte diplomatica in Etiopia alla Cnn, all’indomani della dichiarazione dello stato di emergenza nel Paese per il rischio di un’offensiva contro la capitale e dell’appello a prendere le armi contro i ribelli lanciato dal governo. Secondo la fonte, i ribelli hanno le capacità militari per entrare ad Addis Abeba in poco tempo se lo volessero, ma preferirebbero trovare un accordo con il governo. Onu: estrema preoccupazione per escalation violenza Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “estremamente preoccupato” per l’escalation di violenza in Etiopia alla luce della dichiarazione dello stato di emergenza per la possibile avanzata delle forze ribelli del Tigray sulla capitale Addis Abeba. “È in gioco la stabilità dell’Etiopia e dell’intera regione”, ha dichiarato in una nota il portavoce di Guterres, Stephane Dujarric. Guterres ha quindi ribadito il suo appello per un’immediata cessazione delle ostilità e per un accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari in particolare nelle tre regioni settentrionali Tigray, Amhara and Afar. Il segretario generale dell’Onu ha anche chiesto “un dialogo nazionale inclusivo per risolvere questa crisi e gettare le basi per la pace e la stabilità in tutto il Paese”. Michel chiede il cessate il fuoco immediato “Chiediamo a tutte le parti in Etiopia di attuare un cessate il fuoco significativo con effetto immediato e di impegnarsi in negoziati politici senza precondizioni. Siamo pronti a sostenere tali sforzi”. Così il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, su Twitter. In arrivo inviato Usa L’inviato speciale degli Usa per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, si recherà in Etiopia domani, giovedì, per cercare una soluzione pacifica al conflitto in corso fra il governo e i ribelli del Tigré. Lo ha annunciato un portavoce del Dipartimento di Stato americano. L’obiettivo di Feltman, è stato spiegato, è convincere “tutti gli etiopi a raggiungere la pace attraverso il dialogo”.”Gli Stati Uniti – ha aggiunto il portavoce – sono sempre più preoccupati dall’estensione dei combattimenti e delle violenze fra gruppi diversi e stanno monitorando da vicino la situazione”.  Il governo agli etiopi: “Preparatevi a difendere Addis Abeba” Il governo etiope ha chiesto agli abitanti di Addis Abeba di prepararsi a difendere la città contro i ribelli del Tigré (Tplf). “Tutti gli abitanti devono organizzarsi quartiere per quartiere, isolato per isolato, per proteggere la pace e la sicurezza. Devono farlo coordinandosi con le forze di sicurezza”, ha detto Kenea Yadeta, responsabile dell’ufficio per la pace e la sicurezza della capitale, citato da Al Jazeera. Il governo etiope ha dichiarato lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale dopo che i ribelli del Tplf hanno preso il controllo di due città cruciali. Da parte loro, gli Usa hanno messo in guardia i ribelli dall’avanzare verso Addis Abeba, dopo le conquiste riportate a nord della capitale etiope, esortandoli invece a sedersi a parlare con le autorità federali per raggiungere un cessate il fuoco. Tplf: lo stato di emergenza non salverà il regime di Abiy  I ribelli tigrini del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (Tplfp) affermano che lo stato d’emergenza decretato in Etiopia dal governo del premier Abiy Ahmed “non potrà salvare il regime dal collasso”. “Mentre il regime è sull’orlo del collasso, Abiy e i suoi luogotenenti stanno creando un regno del terrore”, ha scritto su Twitter il portavoce del Tplf, Getachew Reda, secondo il quale lo stato d’emergenza significa “carta bianca per imprigionare o uccidere tigrini a volontà”. L’hashtag dei messaggi è #TigrayShallPrevail! (il Tigray prevarrà). Ieri il governo etiope ha proclamato lo stato d’emergenza di fronte all’avanzata del Tpfl, che ha preso il controllo di Dessie e Kombolcha, due città dello stato di Amhara, confinate con il Tigray. Intanto il Tplf ha confermato contatti con Ola, un gruppo scissionista del Fronte di liberazione oromo (Olf), che ha lanciato un’offensiva nella regione di Oromia. L’Olf aveva firmato un cessato il fuoco con le autorità nel 2018. Un paese nel caos La guerra interetnica scoppiata esattamente un anno fa nell’etiopia del primo ministro – e paradossalmente premio Nobel per la pace 2019 – Abiy Ahmed ha avuto una drammatica svolta: i minoritari ribelli tigrini alleatisi con quelli oromo della maggiore etnia del paese sono ormai lanciati alla conquista della capitale, Addis Abeba, facendo scattare lo stato di emergenza tra le denunce dell’Onu sugli orrori perpetrati da entrambi le parti. I ribelli del fronte popolare di liberazione del Tigré (tplf), che da nord combattono per la riconquista di un ruolo chiave giocato durante un quarto di secolo in Etiopia e perduto con l’avvento di Abiy, sono “attualmente alla periferia della capitale”, segnala la Cnn citando fonti diplomatiche regionali. Lo scorso fine settimana il Tplf aveva annunciato la presa di Dessie e Kombolcha, città situate su uno snodo stradale strategico circa 400 chilometri a nord di Addis Abeba. Su un altro fronte, l’esercito di liberazione degli oromo ha proclamato di aver preso località più a sud, lungo l’autostrada che porta alla capitale. Ad essere travolto sarebbe anche il tentativo del 45enne premier di riformare il paese gestendo al contempo le tensioni fra le oltre 90 etnie in cui spiccano – accanto ad amhara, somali e afar – appunto gli oromo e tigrini (questi ultimi sono circa 6 milioni dei 110 milioni di etiopi). Non a caso Abiy, egli stesso oromo per parte di padre, ha accusato l’alleanza ribelle di voler “distruggere il paese” e trasformare l’Etiopia in una Libia o Siria. Le comunicazioni sono interrotte in gran parte dell’Etiopia settentrionale e l’accesso ai media vietato, rendendo difficile tracciare le linee dei due fronti. In un rapporto Onu relativo ai primi otto mesi del conflitto, la guerra nel Tigré è stata caratterizzata da violenze che “possono costituire crimini di guerra” e “contro l’umanità”. Il dossier appena pubblicato dall’alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani assieme a una commissione etiope denuncia esecuzioni extragiudiziali, torture, rapimenti, violenze sessuali compresi stupri di gruppo di donne e uomini, oltre a saccheggi: fra gli esempi dell’estrema brutalità di questa guerra iniziata il 4 novembre dell’anno scorso c’è l’uccisione, a settembre, di 47 civili a Chenna, un villaggio di etnia amhara controllato dal Tplf. Abiy aveva frettolosamente proclamato una vittoria il 28 novembre dell’anno scorso ma a giugno i Tplf avevano conquistato la maggior parte della loro regione, costringendo il governo a dichiarare un cessate il fuoco unilaterale. L’escalation degli ultimi giorni preoccupa la comunità internazionale. Facebook rimuove post del premier: incita alla violenza Facebook ha rimosso un post del primo ministro etiope, Abiy Ahmed, per violazione della propria linea di condotta contro l’incitamento alla violenza. Un portavoce della piattaforma social, ha dichiarato alla Bbc: “Siamo stati informati di un post del primo ministro etiope e lo abbiamo rimosso per violazione delle nostre politiche contro l’incitamento e il sostegno alla violenza”. Domenica, Abiy ha invitato i cittadini a prendere le armi per bloccare l’avanzata del partito fronte popolare di liberazione del Tigré (tplf). Su Facebook, Abiy aveva affermato che l’avanzata dei ribelli stava “spingendo il paese verso la sua fine”, esortando i cittadini etiopi a “organizzarsi e marciare in qualsiasi modo legale con ogni arma e potere … per prevenire, rovesciare e seppellire il [gruppo] terrorista Tplf”.
Redazione
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