sabato, Aprile 20, 2024

Vaccini, parla Nicola Magrini (Aifa): “Un calo dell’immunità è atteso inclusi quelli per il Covid-19 dopo i primi 4-6 mesi ma restano efficaci”

“Un calo dell’immunità è atteso per ogni vaccino, inclusi quelli per il Covid-19, dopo i primi 4-6 mesi. I dati disponibili mostrano che la protezione nei confronti di una malattia grave, ospedalizzazione o morte persiste stabilmente fino ad almeno 6 mesi dal completamento di un ciclo primario, mentre nei confronti delle forme leggere o moderate sembra ridursi con il passare dei mesi”. Così Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), in un’intervista al Corriere della Sera, dove spiega che i dati italiani dell’Istituto superiore di sanità “mostrano che l’efficacia vaccinale nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica di Covid-19 nelle persone completamente vaccinate è diminuita passando dal 89%, durante la fase epidemica con la variante alfa prevalente, al 76% durante la fase con la variante Delta prevalente. Rimane sempre molto elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire l’ospedalizzazione (92%), il ricovero in terapia intensiva (95%) o il decesso (91%) anche con la attuale variante Delta. Ecco perché abbiamo deciso di somministrare una dose booster, di richiamo, a partire dalle categorie a rischio, dopo sei mesi”. Stesso discorso per il vaccino J&J (Janssen), il monodose. “Il richiamo – spiega Magrini – è considerato una strategia consolidata per la maggior parte dei vaccini: questo rafforza la decisione dell’agenzia di offrirlo ai vaccinati con Janssen, indipendentemente dall’età”. Quanto all’aumento di casi e ricoveri “i dati sono molto chiari: la maggiore incidenza dei casi si osserva in persone non vaccinate per le quali l’incidenza di ospedalizzazione è circa sette volte più alta rispetto ai vaccinati con ciclo completo. Il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati è ben sette volte più alto di quello dei vaccinati, mentre il tasso di decesso tra gli over 80, nell’ultimo mese, è circa undici volte più alto nei non vaccinati”. In Italia, continua, “la situazione sembra essere meno preoccupante rispetto ad altri Paesi europei, sebbene anche da noi si registri un aumento. Abbiamo meno contagi per due motivi principali: l’elevato tasso di copertura vaccinale, tra i migliori al mondo, e il mantenimento della buone misure di protezione individuale come mascherine e igiene delle mani. Gli italiani hanno dato dimostrazione di grande responsabilità e sensibilità civica e in questo modo ci siamo garantiti una bassa circolazione del virus con solo l’1% della popolazione attualmente positivo. Ma al virus l’inverno piace e quindi dobbiamo mantenere l’attenzione elevata”. Serve il test sierologico di massa proposto dal presidente del Veneto Luca Zaia? “Al momento non esistono valori-soglia per test sierologici in grado di dirci se, in che misura e per quanto tempo un individuo può considerarsi protetto. Inoltre, il semplice dosaggio anticorpale è indicativo di una sola componente della risposta immunologica che è molto più complessa e riguarda anche le cellule di memoria”. Infine, sul nuovo antivirale molnupinavir spiega che “l’Aifa si è attivata per una rapida valutazione di molnupiravir della Merck e anche dell’antivirale della Pfizer che ha annunciato da poco i propri risultati (ieri, ndr ). I dati sono interessanti: sono due nuovi farmaci antivirali orali di facile utilizzo. Saranno credo presto uno strumento in più nel nostro armamentario terapeutico, ma l’arma essenziale rimangono i vaccini, necessari più di qualsiasi altra terapia. Ora, e vorrei ripeterlo, procedere velocemente con la somministrazione delle terze dosi è la priorità”.
Redazione
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