sabato, Aprile 20, 2024

Cambiamenti climatici, nel 2100 la temperatura della Terra potrebbe aumentare di 2,4 gradi

Anche con i nuovi impegni di decarbonizzazione presi dagli stati alla Cop26 di Glasgow, le emissioni di gas serra al 2030 saranno il doppio di quelle necessarie per restare entro 1,5 gradi di riscaldamento, e l’aumento delle temperature al 2100 sarà di 2,4 gradi. Lo sostiene il Climate Action Tracker, analisi indipendente delle ong tedesche Climate Analytics e NewClimate Institute, presentata oggi alla Cop26 di Glasgow. Con questo aumento si prevedono condizioni meteo estreme, l’aumento dei livelli dei mari, siccità, alluvioni, ondate di caldo e temporali devastanti. Secondo il rapporto, soltanto con gli impegni presi a Glasgow per il 2030, il riscaldamento globale salirà di 2,4 gradi dai livelli pre-industriali nel 2100. Con le politiche attuate al momento dai governi (non quelle promesse a Glasgow), al 2100 il riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali sarà di 2,7 gradi.  Per il Climate Action Tracker, se venissero attuati gli impegni per zero emissioni nette presi da Usa e Cina al vertice organizzato da Joe Biden ad aprile (Usa al 2050 e Cina al 2060), il riscaldamento al 2100 si fermerebbe a 2,1 gradi. Attuando tutti gli impegni per zero emissioni nette presi a Glasgow (compreso quello dell’India al 2070), al 2100 si scenderebbe a +1,8 gradi.  Greenpeace: “C’è ancora tempo per ribaltare la situazione” Secondo Greenpeace “è un rapporto devastante: i governi riuniti a Glasgow dovrebbero mettere immediatamente da parte le divisioni e lavorare con vigore e intransigenza per un accordo che salvi il futuro di tutte le persone”, ha detto Jennifer Morgan, direttrice esecutiva. “Invece stiamo assistendo a sabotaggi ed egoismi da parte dei più potenti, mentre i Paesi più vulnerabili lottano per la propria sopravvivenza e giovani attiviste e attivisti protestano per ottenere giustizia”. Per Greenpeace c’è ancora tempo a Glasgow per ribaltare la situazione: “Nel testo dell’accordo finale occorre inserire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili”, continua Morgan. Allo stesso tempo, i Paesi più ricchi devono mantenere le loro promesse sui fondi da destinare ai Paesi più poveri per l’adattamento agli impatti della crisi climatica, lo sviluppo di sistemi di energia pulita e l’abbandono dei combustibili fossili. Questo studio ci dice cosa ci riserva il futuro. Tutti sanno cosa dobbiamo fare per cambiarlo. Non ci sono più scuse, il tempo è scaduto, i nostri leader devono agire, e subito”. Sharma: “Una montagna da scalare” È stata annunciata in serata la pubblicazione della prima bozza delle decisioni della conferenza. Su questa ci saranno poi consultazioni con i leader e le capitali. “Ma data l’urgenza della materia, ho chiesto ai negoziatori di fare presto”, ha detto il presidente della Cop26, Alok Sharma, nella sua conferenza stampa quotidiana. “La scorsa settimana sono usciti diversi rapporti sul riscaldamento globale. E’ dimostrato che ci sono stati progressi, ma non sono sufficienti. Io posso dire che se guardiamo a dove eravamo diretti prima dell’Accordo diParigi, erano 6 gradi. Dopo Parigi siamo scesi a 4 gradi. Ora i rapporti parlano di una cifra intorno ai 2 gradi. Questo non è buono abbastanza. Io dico che se vogliamo essere credibili a questa conferenza, dobbiamo puntare a 1,5 gradi. E per questo lavoreremo nei prossimi giorni”, ha precisato Sharma.  Il presidente della Cop26 ha riconosciuto che c’e’ “ancora una montagna da scalare” per raggiungere un accordo al vertice sul clima che permetta di limitare a 1,5 gradi il riscaldamento del pianeta. Il politico britannico ha riferito che “il divario” tra i Paesi “si e’ ridotto”, ma “cio’ di cui il mondo ha bisogno ora è la fiducia sull’attuazione” delle misure e che “le promesse verranno mantenute”. “Abbiamo l’opportunità di avere successo”, ha aggiunto Sharma, sottolineando che la transizione verso un’economia ecosostenibile è “tecnologicamente possibile ed economicamente allettante, e sta accelerando ovunque”. Domani sarà pubblicata anche una seconda bozza del documento politico, nel tentativo di raggiungere un’intesa su un testo finale prima della chiusura della conferenza di Glasgow venerdì pomeriggio. La classfica dei Paesi nella lotta alla crisi climatica In base al rapporto annuale delle Ong Germanwatch, Can (Climate action network) e New Climate Institute in collaborazione con Legambiente per l’Italia, l’Italia è scivolata al 30/o posto nella classifica di 63 Paesi più l’Ue nella lotta alla crisi climatica a causa del rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e per una performance bassa nella politica climatica nazionale. Nessun Paese ha guadagnato le prime tre posizioni sul podio. Tra i Paesi “più virtuosi”, la Danimarca che, grazie ai suoi obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra, ha scalzato la Svezia, posizionandosi al quarto posto. Fuori dall’Europa, i Paesi in testa sono risultati Marocco, Cile e India, che occupano i posti rispettivamente da 8 a 10.
Redazione
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