giovedì, Aprile 25, 2024

Usa, timori per l’impennata dell’inflazione ai massimi dal 1990

L’impennata inflazionistica negli Stati Uniti, con i prezzi al consumo a ottobre ai massimi dal 1990 spinti dal costo della benzina e degli alimentari, preoccupano Wall Street, che chiude in netto calo. E da Baltimora il presidente Joe Biden ammette: i prezzi “sono rimasti troppo alti”. E riconosce che guardandosi attorno “tutto, dalla benzina al pane, tutto costa di più e anche se i salari aumentano dobbiamo ancora affrontare questa situazione, a testa alta”, ha detto, anche se “la gente è ancora insicura sull’andamento dell’economia” proprio a causa degli aumenti dei prezzi. “Molte persone rimangono confuse sull’economia e sappiamo tutti perché”, ha proseguito riferendosi all’aumento dei prezzi e ai problemi della catena di approvvigionamento negli Stati Uniti. Per poi rassicurare: “Stiamo cercando di vedere come possiamo affrontarlo a testa alta”. Il presidente Biden cita quindi il “monumentale” piano bipartisan sulle infrastrutture. “La settimana delle infrastrutture alla fine è arrivata – ha detto – quante volte avete sentito negli ultimi cinque anni, ‘la settimana delle infrastrutture sta arrivando?’, beh, sì…”. La Casa Bianca ha annunciato che il presidente firmerà lunedì la legge che stanzia circa mille miliardi di dollari per il nuovo piano. I prezzi al consumo sono saliti lo scorso mese su base annua del 6,2%, dal 5,4% di settembre e contro un previsto +5,8%, al top da 30 anni. Sul mese l’inflazione avanza allo 0,9% dal +0,4% precedente (e contro l’atteso +0,6%). Escludendo le componenti volatili di cibo ed energia, l’indice dei prezzi al consumo core sale dello 0,6% su base mensile (dopo essere cresciuto dello 0,2% a settembre) e del 4,6% su base annua, segnando l’aumento più consistente dall’agosto 1991, dopo essere rimasto costante al 4% per due mesi consecutivi. La spesa dei consumatori, che è un fattore chiave per la crescita economica e finora è stata resiliente, probabilmente si esaurirà se l’inflazione dovesse continuare. L’inflazione si sta riscaldando di nuovo mentre l’effetto economico dell’ondata estiva di infezioni da Covid-19, guidata dalla variante Delta, si affievolisce. Restano però le strozzature dell’offerta. La pandemia durata quasi due anni ha sconvolto il mercato del lavoro, causando una carenza globale di manodopera necessaria per produrre materie prime e spostare merci dalle fabbriche ai consumatori. E il balzo dei prezzi al consumo trascina giù Wall Street. In chiusura il Dow Jones perde lo 0,66% a 36.079,54 punti, l’S&P 500 scende dello 0,81% a 4.647,26 punti e il Nasdaq Composite cala dell’1,66% a 15.622,7 punti. Se l’inflazione non calerà, la Fed potrebbe dover accelerare il processo di tapering e aumentare i tassi d’interesse. Anche se la Federal Reserve ritiene che l’inflazione sia transitoria, le prove stanno iniziando a dimostrare che non è vero”, ha affermato Rick Meckler, partner di Cherry Lane Investments a New Vernon, nel New Jersey. “La Fed ha fatto pochissime mosse al di fuori di ciò che ha preannunciato ai mercati, ma penso che anche loro debbano essere un po’ preoccupati per la portata dell’aumento”.
Redazione
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