martedì, Aprile 16, 2024

Report dell’Inps: la retribuzione media delle donne in Italia è inferiore del 31,2% rispetto a quella degli uomini

Nel 2020 la retribuzione media annua dei 15,58 milioni di dipendenti privati è stata pari a 20.658 euro, ma risulta differenziata per età e genere. Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti. Le donne hanno avuto in media retribuzioni del 31,2% inferiori a quelle degli uomini. Lo stipendio aumenta al crescere dell’età ed è costantemente più alto per gli uomini (23.859 euro contro 16.285 euro). Inoltre, nel 2020 i lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi operai agricoli e domestici), con almeno una giornata retribuita nell’anno, sono stati 15.581.083, con una retribuzione media di 20.658 euro e una media di 223 giornate retribuite. La variazione percentuale sul 2019 è pari al -2,6%, ed è dovuta essenzialmente agli effetti dell’emergenza legata al Covid-19 che ha determinato la caduta della produzione e dei consumi. In particolare, gli apprendisti sono diminuiti del -5,1% e gli operai del -3,3%. Gli operai (8.563.588 lavoratori) rappresentano il 55,0% del totale, contro il 36,8% degli impiegati, il 4,0% degli apprendisti, il 3,1% dei quadri e lo 0,8% dei dirigenti. Rispetto al genere, i lavoratori maschi rappresentano il 57,7% della distribuzione. La retribuzione media annua nel 2020, pari a 20.658 euro nel complesso, aumenta al crescere dell’età, almeno fino alla classe 55-59, ed è costantemente più alta per il genere maschile (23.859 euro contro 16.285 euro per le femmine). La distribuzione in ItaliaNel 2020, quasi un terzo dei lavoratori dipendenti (32,1%) lavora nelle regioni del Nord-ovest; segue il Nord-est con il 23,6%, il Centro con il 20,8%, il Sud con il 16,5%, le Isole con il 6,9%, mentre solo lo 0,1% lavora all’estero. Le retribuzioni medie nel 2020 presentano valori più elevati nelle due ripartizioni del Nord: rispettivamente 24.533 euro nel Nord-ovest e 21.942 nel Nord-est, con un forte divario rispetto alle ripartizioni del Mezzogiorno, contrassegnate anche da valori più bassi di numero medio di giornate retribuite nell’anno.
Redazione
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