mercoledì, Aprile 24, 2024

Cinema, l’attore Franco Nero spegne 80 candeline

“Ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi registi al mondo ma, forse, uno dei personaggi che ricordo con maggiore affetto è Luis Buñuel”. Così Franco Nero, uno dei più apprezzati attori italiani all’estero, che compie 80 anni. “Ogni volta che ho accettato una parte, ho sempre dato del mio meglio. Alcune esperienze sono state migliori di altre, ma da ognuna ho imparato qualcosa – ha confidato in una delle ultime interviste – Il cinema è pura magia. Un film rimane per sempre, non muore mai”. Nato a San Prospero Parmense il 23 novembre 1941, per la sua prestanza fisica e il “cipiglio da valoroso” fin dagli esordi Nero ha incarnato “una bellezza maschile, molto americana”, segnalandosi infatti all’attenzione di John Huston che gli affida il ruolo di Abele nel kolossal “La Bibbia” (1965), cui seguirà la notorietà definitiva raggiunta con “Un tranquillo posto di campagna” (1968), primo di una serie di titoli da lui interpretati nel tempo in coppia con Vanessa Redgrave che conobbe nel 1967 sul set del film ‘Camelot’, dove lui recitava la parte di Lancillotto e lei di Ginevra, instaurando una celebre relazione sentimentale. I due nel 1969 ebbero un figlio, Carlo Gabriel. Il rapporto però non durò molto: si separarono poco dopo. Nero ha avuto altri due figli: Frank, nato nel 1983, che verrà riconosciuto molti anni dopo e Francesco “Franquito”, concepito con l’afrocolombiana Mauricia Mena, che conobbe a Cartagena durante le riprese di un film. Negli anni duemila Vanessa Redgrave e Franco Nero si ritrovarono dopo tanti anni e, dopo diverse relazioni avute con altri partner, il 31 dicembre 2006 si sposano, mantenendo inizialmente segreto il loro matrimonio. La Redgrave lo renderà pubblico soltanto nel 2009 durante un’intervista alla radio inglese BBC Radio 4. In seguito ha interpretato numerosi film appartenenti al filone del giallo politico italiano (“Il giorno della civetta” 1968; “Il delitto Matteotti” 1973; “Marcia trionfale” 1976; ecc.) e qualche western all’italiana (“Django”, 1966). Tra i suoi migliori titoli, “Querelle de Brest” (1982) di Rainer Werner Fassbinder, “Il giovane Toscanini” (1988) di Franco Zeffirelli, “Diceria dell’untore” (1990) di Beppe Cino, “Fratelli e sorelle” (1992) di Pupi Avati, “Jonathan degli orsi” (1994) che ha anche sceneggiato e prodotto. Dopo essere apparso in “2012 – L’avvento del male” (2001), ha recitato in diversi film sperimentali di Louis Nero, debuttando inoltre nella regia con “Forever Blues” (2006): “Amo moltissimo la regia, fin da ragazzo, ma a causa del mio aspetto fisico sono sempre stato spinto a fare l’attore – racconta – Mi sono, però, cimentato nella regia molto spesso, non solo nelle produzioni da me firmate ma anche aiutando, in diverse occasioni, registi con cui mi trovavo a lavorare o semplicemente a confrontarmi”. All’attività cinematografica affianca, fin dalla metà degli anni settanta, una notevole produzione televisiva che lo vede protagonista in decine di miniserie e fiction. Nel 2011 ha ricevuto una stella nella Italian Walk of Fame a Toronto, in Canada. Nel 2021 torna nuovamente alla regia, girando il film “L’uomo che disegnò Dio”, il quale vede nel cast anche il ritorno sul grande schermo di Kevin Spacey. Tra i premi ricevuti dal grande attore: 1968 – David di Donatello per il miglior attore protagonista, per “Il giorno della civetta”; 2006 – Premio speciale della giuria e candidato al ‘Globo d’oro’ alla miglior opera prima, per “Forever Blues”; 1968 – Candidato al ‘Golden Globe’ per il miglior attore debuttante, per “Camelot”.
Redazione
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