venerdì, Aprile 26, 2024

Di Girolamo: “Non ho alcuna intenzione di candidarmi alla carica di Sindaco”

C’era chi in queste settimane, sui social, aveva puntato al suo come un nome possibile per il futuro candidato sindaco del centrosinistra. Ma lei ha subito posto l’alt dicendo di non avere alcuna intenzione a compiere questo passo. Protagonista è l’ex assessore alla cultura nella giunta Paliotta, Francesca Di Girolamo che anzi rilancia ribadendo il sostegno del gruppo civico di cui fa parte alla candidatura del sindaco uscente di Cerveteri, Alessio Pascucci. E Di Girolamo ne approfitta per una “riflessione su questa fase così complessa e che sembra sfuggire a qualsivoglia analisi politica”. Le parole di Francesca Di Girolamo: “A cominciare dal ridondante suono di locuzioni come “è finalmente il tempo di una donna!”. Mentre il dibattito di genere si è spostato ben oltre la dicotomia maschile/femminile, trovo estemporaneo e poco edificante che il genere di un individuo divenga categoria politica e nuova dicotomia, del tutto arbitraria, secondo la quale una donna candidata debba rappresentare forzatamente una novità positiva da sposare come un dictat”. “Non è questione di “tempo”, ma di tempi, e non è questione di “genere”, ma di competenze. In una società culturalmente arretrata, qual è quella italiana, fin troppo spesso i tempi di vita del femminile sono scanditi da impegni ed incombenze che gravano sulle scelte molto più di quanto accada per gli uomini. Basti pensare a figli, cure parentali, lavori che non rispettano orari d’ufficio, tempo da dedicare a sé, tutto condensato nelle 24 ore canoniche dalle quali resta inevitabilmente qualcosa fuori (e non c’è bisogno di dire a quale sfera questo qualcosa appartenga)”. “Non è perciò “il tempo delle donne in politica” a dover arrivare oggi bensì “i tempi del fare politica” a dover cambiare, per consentire, non soltanto alle donne ma a qualunque individuo interessato a prendere parte alla programmazione e gestione della cosa pubblica, di parteciparvi”. “In seconda istanza, c’è la questione della competenza, che nulla ha a che vedere con il presenzialismo a cui ci ha abituati la politica mediatica. È piuttosto una sorta di capacità alchemica ciò di cui c’è bisogno: tenere insieme una squadra capace, rendere tangibili gli atti di indirizzo, avere visione ed energie per immaginare la Ladispoli del domani, anche oltre l’immaginabile, visti gli spazi angusti in cui è stato relegato il sogno in questo mondo”. “Non è solo questione di esperienza ma di empatia verso le persone e nei confronti dei mille gangli in cui si snoda l’arte di amministrare la cosa pubblica: per arrivare a vedere ciò che si è immaginato bisogna attraversare fiumi infernali (fatti di burocrazia e burocratese), sopportare attese interminabili e intraprendere vie secondarie, che ritardano l’arrivo e lo allontanano sempre più dallo sguardo”. “Serve energia e abnegazione, proprietà di linguaggio, necessaria a ricostruire perfino l’immaginario. Non solo quello degli elettori ma, soprattutto, di quanti vogliano rinunciare a una parte di sé e investire tempo e risorse immateriali nella costruzione e nella gestione del percorso amministrativo. C’è bisogno di carattere, della capacità di lasciarsi scivolare addosso il superfluo e di andare avanti trovando soluzioni, anche improvvise, agli imprevisti quotidiani; allo stesso tempo è necessario il metodo, più di ogni altra cosa, al fine di uscire pian piano dalle secche di questa emergenzialitá che, negli anni, ha cancellato la programmazione in virtù della parcellizzazione dei conflitti, come se il comune fosse un puzzle di cui si compongono solo pochi pezzi alla volta, senza riuscire mai ad assemblarli nell’insieme. Infine, servono coraggio e franchezza, e ce ne vogliono molti, anzi moltissimi, in questo momento”. “Perché non tutto è risolvibile e perché i problemi, le tragedie individuali e i ritardi collettivi sono così tanti e “ammatassati” che se ci si fermasse a pensare non si riuscirebbe a trovarne il bandolo neanche con un decennio di tempo davanti. Per concludere, serve l’umiltà di comprendere che non tutte le stagioni sono buone per ciascuno e non tutte le proposte, per quanto apparentemente gradevoli e ben confezionate, rispondono all’urgenza “rivoluzionaria” di questa fase. E bisogna rendersene conto, gli interessati per primi, pena lo sprofondare della comunità in abissi ancora più bui e inaccessibili”. “Agire la politica è un’urgenza innata, non un mestiere che si costruire per mancanza d’altro o per mero prestigio. È un bisogno che si ha o non si ha e quando non lo si ha, è difficile fingere a lungo. È per questo, per l’urgenza che mi esplode dentro, ora come in passato, che mi impegnerò nella prossima campagna elettorale e, spero, nel quinquennio a venire, all’interno della mia comunità, così ferita e così bisognosa di immaginario e speranza. Lo farò alla stregua di tant* e per un progetto in cui credo che, mi auguro, possa divenire unitario per le forze progressiste di Ladispoli”.
Redazione
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