giovedì, Aprile 25, 2024

Sassari, 25enne alla 5° settimana di gravidanza respinta al pronto soccorso perchè priva dell’esito del tampone. Ha avuto un aborto spontaneo. La procura archivia la denucia

Svolta nel caso della 25enne alla quinta settimana di gravidanza che ha avuto un aborto spontaneo dopo – come sostiene – essere stata rimandata a casa dal pronto soccorso ostetrico ginecologico dell’Aou di Sassari perché priva dell’esito di un tampone molecolare Covid. La procura di Sassari ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta avviata dopo la denuncia presentata dalla giovane. La donna, che si era presentata al pronto soccorso per forti dolori all’addome e perdite di sangue, aveva denunciato di non essere stata visitata da nessun medico, di avere aspettato per 20 minuti nella sala d’attesa e di essere poi stata congedata da un’infermiera che le aveva prescritto tachipirina e riposo. Per il procuratore della Repubblica, Gianni Caria, le indagini effettuate in collaborazione con i carabinieri del Nas di Sassari, non hanno fatto emergere alcuna responsabilità da parte della Clinica Aou, che avrebbe invece agito in maniera corretta. “La consulenza tecnica disposta ha consentito di accertare che la donna aveva una gravidanza appena iniziata e che per un ipotizzabile difetto di sviluppo dell’embrione non si è completato l’annidamento dello stesso nell’endometrio. Escludendo eventuali falsi positivi nei test di gravidanza – spiega in una nota la procura – si è trattato con tutta evidenza di una gravidanza biochimica (rilevata produzione nei test della beta glicoproteina corionica, segno dell’inizio della gravidanza). Non è stata quindi una gravidanza in senso clinico, che si ha quando l’embrione raggiunge la visibilità ecografica e quindi rilevabile al relativo controllo. Il consulente tecnico si è espresso sulla correttezza delle prescrizioni da parte del personale sanitario, ritenendo non indispensabile né indifferibile la visita clinica”. Intanto, la Procura di Sassari ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, “per le gravi offese ricevute dai professionisti sanitari interessati alla vicenda”.
Redazione
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