giovedì, Marzo 28, 2024

Scuola, continua la bufera sul concorso presidi 2017 reso celebre per la partecipazione della ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina

Continua la bufera sul concorso presidi 2017, reso celebre per la partecipazione della ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. A chiedere ascolto stavolta non sono gli aspiranti dirigenti scolastici che per anni hanno gridato allo scandalo, ma i vincitori del concorso. Un migliaio di presidi chiamati in servizio nel 2019 soprattutto al nord e comunque non nella loro regione di appartenenza, come avevano richiesto; “ciliegina sulla torta, rischiamo, con il prossimo concorso a graduatorie regionali in arrivo, di essere definitivamente penalizzati dal sistema e di non potere più tornare a casa, mentre la ministra Lucia Azzolina ha ricevuto l’incarico ‘sotto casa’, in Sicilia, nonostante fosse in coda alla graduatoria”. Lo denuncia all’Adnkronos a nome del gruppo dei mille, Benedetto Lo Piccolo, dirigente presso l’Ic De Amicis, a Busto Arsizio, in Lombardia dove è giunto in seguito all’incarico del 2019 dalla Sicilia. “Siamo i migliori e siamo stati mandati al nord senza alcun aiuto economico da parte dello Stato, che abbiamo sostenuto e servito con dedizione in questi anni di pandemia garantendo l’apertura delle scuole – dice il Dirigente – Chiediamo semplicemente che la mobilità interregionale sia estesa dal 30% al 100% dei posti. O entreremo in sciopero della fame e della sete”. Questa la vicenda: i posti di dirigenza messi a concorso nel 2017 sono stati spalmati in un quadriennio, 2022 incluso. Nel 2019 hanno preso servizio i primi 1984 dirigenti vincitori. Mille dei quali sono stati trasferiti in altre regioni, sradicati dalle famiglie. Nel 2020, l’immissione in ruolo ha riguardato circa 345 presidi (1/3 dei quali sono stati nominati nella propria regione di appartenenza). Ultima chiamata nel 2021 per 396 presidi, 2/3 dei quali vengono incaricati fuori regione; 1/3 è nominato in casa, tra questi Azzolina classificata al posto 2539. “Non ci interessa il destino della ex ministra. Ma essendo trascorso un triennio dal nostro primo incarico, vorremmo tornare a casa, per ricongiungerci alle nostre famiglie. Il fatto che la mobilità interregionale, sia limitata al 30% continua a far perpetrare lo scandalo di chi arriva ultimo in graduatoria ma prende il posto sotto casa – osserva il Dirigente – Fatto ancora più grave con il nuovo concorso in arrivo nel 2023, che prevede le graduatorie regionali e condanna chi è rimasto fuori la propria regione, ad esserlo a vita. Vogliamo essere ascoltati e garantiti dal ministro Bianchi, che si era impegnato con un atto di indirizzo a cui non ha più dato seguito. Ricordiamo che già un centinaio di vincitori ha rinunciato all’incarico, non potendo sostenere i costi di trasferimento e una gestione familiare a distanza con immensi sacrifici conseguenti”.
Redazione
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