venerdì, Marzo 29, 2024

Evento eccezionale: ecco la prima foto del buco nero della via Lattea

Nel cuore della Via Lattea c’è un vorace buco nero. La sua presenza era stata teorizzata da tempo, ma ora ne abbiamo la certezza: la collaborazione internazionale EHT ha diffuso la sua immagine. Si tratta di un risultato straordinario, ottenuto dopo anni di lavoro e presentato in una serie di conferenze stampa organizzate in contemporanea in tutto il mondo, dalla Germania agli Stati Uniti, dal Giappone alla sede centrale dell’Istituto Italiano di Astrofisica a Roma. Una regione scura circondata da un anello luminoso, cioè la radiazione sprigionata dalla materia che si surriscalda prima di precipitare al suo interno: Sagittarius A*, questo il suo nome, ha un aspetto simile a quello del primo buco nero mai osservato, quello nella galassia M87 a 55 milioni di anni luce di distanza da noi. Anche in quel caso, era il 2019, l’impresa riuscì alla collaborazione EHT. Le osservazioni hanno confermato che la sua massa è circa 1500 volte meno di quella del buco nero di M87 ma comunque circa 4 milioni di volte superiore a quella del Sole. Il suo diametro è paragonabile all’orbita di Mercurio. Sagittarius A* si trova a circa 27 mila anni luce dalla Terra. Non rappresenta dunque un pericolo. La prima straordinaria osservazione diretta è invece un’eccezionale fonte di dati per gli astrofisici, che ora dispongono di molte più informazioni sulla struttura e il comportamento dei buchi neri e sulle leggi che governano il Cosmo. Le similitudini fra questo oggetto e quello della galassia M87 sono anche un’ulteriore conferma della Teoria della Relatività Generale di Einstein, che mostra di funzionare anche in luoghi dell’Universo dove le condizioni sono estreme come l’orizzonte degli eventi di un buco nero. EHT, sigla che sta per Event Horizon Telescope, è una collaborazione internazionale nata proprio per raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi dell’astrofisica moderna: osservare direttamente l’ambiente circostante di un buco nero. Il progetto utilizza la tecnica dell’interferometria radio a lunga distanza, che utilizza dati raccolti contemporaneamente da otto grandi radiotelescopi sparsi in tutto il mondo, creando così un interferometro virtuale potentissimo, delle dimensioni pari a quelle della Terra stessa. All’attività partecipano numerosi ricercatori italiani di vari istituti, come INAF, INFN e numerose università italiane. In prima fila anche ESO, lo European Southern Observatory.
Redazione
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