venerdì, Aprile 19, 2024

Servizi segreti, parla Franco Gabrielli: “Non c’è lo zampino della nostra intelligence sulla lista filo-Putin a cui lavora il Copasir”

Non la tocca piano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Difende a spada tratta l’operato dell’Intelligence da “infamanti sospetti”, assicurando che non c’è lo zampino dei nostri Servizi sulla lista filo-Putin a cui lavora il Copasir. Di più. Chiede al Dis di “declassificare” il Bollettino, auspicando venga reso pubblico. Dentro l’elenco della discordia, da molto etichettato come una vera e propria lista di proscrizione, figurano i nomi decine di giornalisti, influencer ed opinionisti filo-putiniani: l’accusa è quella di essere ingranaggi della macchina della propaganda di Mosca, che punta a condizionare l’opinione pubblica del nostro Paese sul conflitto in Ucraina. Gabrielli, che oggi alle 15 terrà una conferenza stampa sottoponendosi alle domande dei cronisti sulla vicenda, parla del “perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente)”, ma che lo ha convinto, appunto, “a chiedere al Dis di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera”. “Il Bollettino, come già anticipato – chiarisce Gabrielli – compendia l’attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi, l’Ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa. Di recente è stato esteso al Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Mise, all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e all’Agcom. Di ciò è dato conto in tutte le relazioni periodiche al Parlamento. Tale Bollettino riguarda un’analisi del fenomeno basata unicamente su fonti aperte e non contiene, considerata la fisiologica diffusione, alcun elemento proveniente da attività di intelligence – mette in chiaro -. Auspico che la sua lettura integrale, al di là di strumentali veicolazioni parziali, faccia comprendere la reale finalità della sua collazione – in linea con le sollecitazioni dell’Unione Europea, da ultimo con la decisione del Parlamento Europeo del marzo scorso – e porti alla definitiva cessazione di ogni infamante sospetto sull’attività dell’Intelligence nazionale o su fantomatici indirizzi governativi volti a limitare il diritto di informazione, da me, in più circostanze, evocato come vero ed efficace antidoto alla disinformazione”.
Redazione
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