giovedì, Aprile 25, 2024

La tragedia della piccola Elena, la mamma ha confessato: “Sì, l’ho uccisa io”

E’ stato trovata morta Elena Del Pozzo, la bambina di cinque anni scomparsa lunedì a Tremestieri etneo (Catania). E’ stata la madre, Martina Patti, di 23 anni, a fare ritrovare il corpo della piccola dopo le “pressioni esercitate durante gli interrogatori” dagli investigatori. La giovane ha confessato a carabinieri e procura di avere ucciso la figlia, ma nell’interrogatorio non ha saputo spiegare come e perché avrebbe commesso il delitto. Il rapimento era una messa in scena per coprire l’omicidio.
I carabinieri di Catania hanno trovato il corpo della piccola in un fondo agricolo distante alcune centinaia di metri dalla casa in cui la donna abitava con l’ex compagno e padre della bimba, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, 24 anni. Il padre e la madre della bambina non stavano più insieme da un po’ di tempo. L’uomo era stato arrestato per rapina nel 2020, ma poi assolto. Dopo la notizia, si è recato in preda alla disperazione, con la nuova compagna, sul luogo del ritrovamento del cadavere, che è stato sepolto, solo in parte, in un terreno a 400 metri dalla casa dove abitava la coppia prima di separarsi. In corso rilievi da parte del reparto scientifico. La donna in un primo momento aveva raccontato di un rapimento della piccola, avvenuto per mano di tre uomini incappucciati, di cui uno armato. Dopo una notte di interrogatori di familiari e conoscenti, stamani l’epilogo con la donna che in lacrime ha condotto gli investigatori nel posto in cui si trovava il cadavere della figlia, un terreno incolto, in via Turati, a Mascalucia, in provincia di Catania. Nell’interrogatorio della notte scorsa “la madre era stata lungamente sentita” e “le erano state contestate varie incongruenze”. Lo ha affermato il procuratore Carmelo Zuccaro, spiegando: “Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere e adesso stiamo raccogliendo le sue dichiarazioni, presumibilmente confessorie”. La ricostruzione del rapimento della bimba di 5 anni era apparso “poco credibile” sin dalle prime fasi dell’inchiesta, viene spiegato in Procura. Alcune “anomalie” sono infatti emerse subito agli investigatori: nessun testimone, oltre lei; nessuna telefonata al 112 subito dopo l’aggressione (solo dopo si è recata con i familiari in caserma per presentare la denuncia). Anomalie che hanno portato carabinieri e Procura a fare pressioni sulla donna, che infine ha ceduto ed è scoppiata in lacrime indicando dove trovare il cadavere della figlia.
Redazione
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