giovedì, Aprile 25, 2024

Il Consiglio Europeo ha concesso all’Ucraina e alla Moldavia lo status di Paesi candidati ad aderire alla Ue

L’Ue, sfidata dalla Russia con l’aggressione dell’Ucraina, risponde con una mossa geopolitica. Il Consiglio Europeo ha concesso all’Ucraina e alla Moldavia lo status di Paesi candidati ad aderire all’Unione Europea. Anche la Georgia ottiene una “prospettiva europea”, che dovrebbe portare anche Tbilisi alla candidatura, a patto che faccia alcune riforme. L’Unione, davanti alla guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin, si spinge fino ad un punto impensabile fino a pochi mesi fa. A spiegare la ratio della scelta fatta all’unanimità dai leader europei è il presidente francese Emmanuel Macron: una volta che la Nato ha detto “no” all’adesione dell’Ucraina, si è aperto “un vuoto: se non avessimo teso la mano a Kiev e a Chisinau”, sarebbe rimasto “un vuoto strategico e geopolitico”, in assenza di un ‘secondo cerchio’ dell’Ue come potrebbe essere quello, solo proposto della Comunità Politica Europea. E’ esattamente questo, ha detto, “il senso di questa prospettiva europea e del riconoscimento dello status di Paese candidato” per l’Ucraina, la Moldavia e, in prospettiva, anche per la Georgia. “Oggi è un giorno storico per l’Ue, in cui decidiamo quello che il Parlamento Europeo ha chiesto quattro mesi fa, dal 24 febbraio, quando la Russia ha iniziato la sua brutale invasione dell’Ucraina”, rivendica la presidente del Parlamento Roberta Metsola, la prima dirigente politica dell’Ue a recarsi in visita a Kiev, fin dall’inizio schieratissima con gli ucraini che combattono “per i nostri valori”. La concessione dello status di candidati a Ucraina e Moldavia viene accompagnata dalla richiesta alla Commissione di riportare al Consiglio su ogni passo del processo e sui progressi fatti dai Paesi. Per l’Ue si tratta comunque, ha notato a Bruxelles il segretario del Pd Enrico Letta, già eurodeputato, di “un messaggio fortissimo a livello globale e a Vladimir Putin: toccare l’Ucraina vuol dire toccare l’Europa. Un messaggio così forte non era mai stato dato”. Certo, dall’avere lo status di Paese candidato a entrare nell’Ue la strada è molto lunga: perché Kiev entri effettivamente nell’Unione serviranno anni. Lo stesso Macron ricorda che si tratta solo dell'”inizio di un cammino”. Tuttavia, la portata geopolitica della decisione presa oggi non è trascurabile, dato che tutti e tre i Paesi hanno pezzi del loro territorio occupati da truppe russe: l’Ucraina, che è in guerra aperta con Mosca, nel Donbass, in Crimea e nel sud del Paese; la Moldavia in Transnistria e la Georgia in Abkhazia e Ossezia del Sud. Non si tratta però di un’adesione immediata: l’iter è complesso, molto lungo e reversibile. Il premier albanese Edi Rama, molto seccato dalla mancata partenza dei negoziati di adesione, a causa del veto della Bulgaria sulla Macedonia del Nord per via di dissidi bilaterali sullo status della minoranza bulgara in Macedonia, è stato tagliente: la Macedonia del Nord, ha ricordato, è “candidata” ad aderire all’Ue “da 18 anni, l’Albania da otto. Quindi, benvenuta Ucraina: è una buona cosa darle lo status di Paese candidato, ma spero che il popolo ucraino non si faccia troppe illusioni”. I leader ribadiscono il sostegno finanziario all’Ucraina, anche se sul pacchetto di aiuti per 9 miliardi di euro cui lavora la Commissione non si registra grande urgenza, visto che Kiev per ora disporrebbe di risorse a sufficienza per far funzionare lo Stato, anche stampando moneta. Sono in corso riflessioni sulle tecnicalità finanziarie, poiché si tratterebbe di garanzie fornite dagli Stati membri e non di un versamento cash: la Germania, per motivi interni, fa meno fatica a dare un miliardo in contanti che a fornire una garanzia. Viene anche ribadito l’impegno a fornire “ulteriore sostegno militare” a Kiev perché possa esercitare il “diritto all’autodifesa”, contro l’invasore russo. E’ però in corso una riflessione tecnica sull’opportunità di continuare a usare la European Peace Facility, le cui non infinite risorse sono state per quasi la metà assorbite dall’aiuto militare a Kiev. Altro grande tema, legato a doppio filo al dossier Ucraina, i Balcani Occidentali e l’allargamento, che con questo Consiglio, dopo anni in cui aveva perso centralità, torna prepotentemente in primo piano. Le questioni relative al vicinato, ha sottolineato Macron, “sono più essenziali che mai”, perché “la guerra è tornata sul suolo europeo”. Ai Paesi della ex Jugoslavia che non sono ancora nell’Ue (la Croazia entrerà anche nell’euro l’anno venturo) e all’Albania è stato dedicato un summit ad hoc, stamani, cui hanno partecipato anche i leader di Serbia, Albania e Macedonia del Nord, che avevano ventilato la possibilità di non recarsi a Bruxelles, dato che l’avvio dei negoziati di adesione degli ultimi due Paesi resta tuttora bloccato dal veto della Bulgaria a Skopje.
Redazione
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