giovedì, Aprile 25, 2024

Allarme dell’Istat: Cresce il divario in Italia tra la l’aumento dei prezzi e quello degli stipendi

Una crescita diseguale tra prezzi e retribuzione dei lavoratori. E’ quella che rileva l’Istat nel primo semestre del 2022. Il divario tra la dinamica delle variazioni dei prezzi e quella delle variazioni delle retribuzioni contrattuali, nella media dei primi sei mesi dell’anno, arriva a quasi sei punti percentuali. L’Istituto sottolinea che la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2022 è cresciuta dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2021 e che l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2022 segna un aumento congiunturale dello 0,3% e dell’1,0% rispetto a un anno fa. “Complessivamente”, spiega in una nota, “la dinamica retributiva risulta moderata seppur in aumento rispetto al periodo precedente”. I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dei ministeri (+4,4%), dell’agricoltura (+4,1%), delle farmacie private (+3,9%) e dell’edilizia (+3,3%). L’incremento è invece nullo per il commercio e per il credito e assicurazioni. Per gli italiani. però, è sempre più difficile stare al passo con l’aumento del costo della vita. Sempre l’Istat rileva che la fiducia dei consumatori a luglio 2022 è crollata ai minimi da maggio 2020. Sono in calo tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori. In particolare, il clima economico e quello futuro registrano le diminuzioni più marcate scendendo, rispettivamente, da 93,9 a 84,9 e da 98,8 a 92,9; il clima personale e quello corrente flettono in misura più contenuta passando, il primo da 99,8 a 98,1 e il secondo da 97,9 a 96,1.In discesa anche l’indice del clima di fiducia delle imprese. Un dato che non sorprende, ma che conferma la situazione di forte incertezza e precarietà che caratterizza la condizione delle famiglie e dell’intero sistema economico.

Confesercenti: nel secondo trimestre a rischio 3 miliardi di euro di consumi

“La perdita di potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto per i redditi medi e bassi, è ormai percepita concretamente e le aspettative di inflazione si stanno consolidando. Uno scenario che inevitabilmente inciderà sulla spesa, mettendo a rischio, nel secondo trimestre dell’anno, 3 miliardi di euro di consumi delle famiglie”, commenta Confesercenti, commentando l’indice di fiducia Istat relativo a luglio. Lo scenario -sottolinea ancora Confesercenti- è incerto anche sul fronte delle imprese a parte le costruzioni la cui produzione è ancora trainata dal bonus del 110: sia la manifattura che i servizi di mercato  – sottolinea Confesercenti – segnalano forti preoccupazioni sul futuro prossimo delle rispettive attività. Il turismo, in particolare, è nuovamente sotto scacco con il caos dei voli aerei che, se si dovesse prolungare fino ad agosto, farebbe perdere 1,2 milioni di passeggeri e 800 milioni di fatturato. Passate le tradizionali pause ferragostane, quest’anno più arroventate del solito, dovremo prendere atto di una condizione che dal punto di vista economico risulterà decisamente deteriorata sia per le famiglie che per le imprese”.

Federconsumatori: “Le famiglie già rinunciano a carne e pesce”

“Questo clima non potrà che incidere negativamente sulle abitudini e sulle scelte di consumo dei cittadini, già estremamente ridimensionate e prudenti alla luce della crisi”, afferma in una nota Federconsumatori.  Secondo le rilevazioni aggiornate dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, “le famiglie stanno già rinunciando a carne e pesce, il cui consumo è sceso di oltre il 16%, scelgono verdure e ortaggi più convenienti, spesso ricorrendo alle offerte e ai banchi “last minute” con i prodotti più vicini alla scadenza. In tema di vacanze, le famiglie che possono concedersi il lusso di partire optano per soluzioni low cost (cercando ospitalità presso amici e parenti o prenotando fuori stagione) o riducono la durata del proprio soggiorno. Diminuiscono, inoltre, le spese per la cura della persona e persino le spese per la salute: si tagliano le visite specialistiche non urgenti, le cure odontoiatriche, ma soprattutto si taglia sulla prevenzione

Redazione
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