venerdì, Marzo 29, 2024

Riccione, la tragica morte di Giulia e Alessia. Parla il padre: “Dovevo accompagnare io le mie figlie, poi aspettarle fuori e riportarle a casa in auto”

Non si dà pace Vittorio Pisanu, il padre di Giulia e Alessia, le sorelle di 17 e 15 anni travolte da un treno Frecciarossa in transito domenica mattina alla stazione di Riccione. “Dovevo accompagnare io le mie figlie, poi aspettarle fuori e riportarle a casa in auto, come facevo sempre”, ha raccontato l’uomo al sindaco di Castenaso, Carlo Gubellini, come riporta Il Resto del Carlino. Ma “sabato non stavo bene, e non me la sono sentita di guidare. Le mie figlie ci tenevano ad andare alla festa in discoteca, così ho detto: ma sì, per una volta potete prendere il treno da sole”, ha aggiunto.
“Erano la mia vita, lavoravo per loro” è invece la frase che Vittorio continua a ripetere ad amici e parenti, come riporta il Corriere di Bologna. La telefonata al padre prima di morire: “Papà, stiamo tornando” – Pochi minuti prima di morire Giulia e Alessia hanno telefonato al padre per rassicurarlo che stavano tornando a casa. La novità emerge dalle indagini e dalle testimonianze raccolte dalla Polizia ferroviaria che sta indagando sulla tragedia.
Tra le persone ascoltate c’è un ragazzo di 24 anni che, domenica mattina, all’uscita della discoteca Peter Pan, ha accompagnato le due sorelle in stazione, insieme a un amico. Il 24enne ha riferito di aver visto Giulia e Alessia la sera precedente in discoteca e di aver rivisto nuovamente la maggiore fuori dal locale stesa a terra, stanca ma – a suo dire – non in uno stato di particolare alterazione. Giulia stessa gli aveva raccontato di essere particolarmente provata perché aveva lavorato tutto il giorno prima di partire con la sorella per andare a ballare a Riccione.
Durante il tragitto, dalla discoteca alla stazione, era stata invece Alessia, la più giovane, a chiedere in prestito il cellulare per poter fare una telefonata al padre. Il suo era scarico e alla sorella avevano rubato borsa e telefonino.
La ricostruzione della tragedia – Giulia e Alessia, secondo quanto ricostruito fino ad ora, domenica mattina sono arrivate in stazione intorno alle 6.50, mentre l’impatto con il treno diretto verso Milano e in transito a circa 200 chilometri orari si sarebbe verificato invece intorno alle 7. Una decina di minuti in cui le due ragazze sono state notate da almeno cinque testimoni che hanno raccontato tutti di averle viste entrare in stazione, prima Giulia e poi Alessia. La maggior parte ha riferito di aver visto la maggiore, Giulia, sui binari, e Alessia seduta a terra sulla banchina, per poi scendere e raggiungere la sorella. Sono racconti frammentati, flash e ricostruzioni dei fatti che la polizia sta raccogliendo solo sulle testimonianze, in primis quella del macchinista, perché non vi sarebbe alcun video delle telecamere di sorveglianza a riprendere il momento dell’impatto.
Anche secondo il macchinista pare che Giulia si trovasse sui binari con il volto e lo sguardo fisso rivolto verso il treno. Gli altri testimoni in stazione hanno visto Alessia prima sedersi sulla banchina e poi scendere sui binari per smuovere la sorella. Quando ha capito che non riusciva a portarla via con sé Alessia avrebbe accennato a tornare sui suoi passi, ma ormai era troppo tardi. Il treno ha fischiato, ma a quel punto era impossibile evitare un impatto terribile.
“Ho visto una ragazza seduta nei binari, e l’altra “che ha cercato di tirarla via”, ha detto Stefano, 32 anni. Il giovane però ha specificato che quella seduta in mezzo ai binari indossava “un vestito verde”, e quindi si tratterebbe di Alessia, mentre l’altra era “vestita di nero”. Fascicolo senza reati e indagati – Al momento l’indagine aperta dalla magistratura è a modello 45, fascicolo che non prevede notizie di reato, né indagati. Sono anche esclusi per motivi tecnici esami tossicologici sui resti delle due ragazze. Probabile invece un esame del Dna per accertare compiutamente l’identità delle due sorelle visto che il riconoscimento da parte del padre, arrivato a Rimini, accompagnato dal fratello, non può considerarsi definitivo.
Redazione
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