giovedì, Marzo 28, 2024

Roma, alla Camera ardente di Piero Angela ha parlato il figlio Alberto “Ho avuto la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa”

E’ stata aperta, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, la camera ardente di Piero Angela, scomparso il 13 agosto. “Ho avuto la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa, che dava la risposta giusta sempre con una capacità di sintesi e analisi in modo pacato – ha detto il figlio Alberto nell’ultimo saluto al padre -. Lui amava ripetere un aforisma di Leonardo da Vinci: ‘Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire cosi’ una vita ben usata dà lieto morire'”.
Il feretro di Piero Angela è arrivato in Campidoglio alle 10:40 e ad accoglierlo, accanto alla famiglia, c’era il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Fuori, oltre a tanti amici e colleghi in attesa di entrare nella camera ardente, già da prima delle 10 si è formata una folla composta e silenziosa di persone comuni di tutte le età che, sfidando il caldo, sono giunte in Campidoglio per porgere l’ultimo saluto. La cerimonia laica si è svolta alla presenza dei familiari, la moglie Margherita Pastore, i figli Alberto e Christine, i nipoti, degli amici stretti e dei collaboratori, e con le istituzioni, dal sindaco di Roma al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e i vertici di viale Mazzini, dalla presidente Marinella Soldi all’ad Carlo Fuortes.
“Oggi che mi sento fra persone amiche – si è rivolto Alberto Angela alle centinaia di persone presenti – vorrei partire dall’ultima cosa che ha fatto papà: quel comunicato che tutti avete letto. E’ stata l’ultima cosa che fisicamente ha detto, come discorso, con poche forze. Mia sorella e io lo abbiamo raccolto e trascritto”. “E’ il discorso – ha concluso – di qualcuno che parla a degli amici e che alla fine di una serata o una vacanza dice ‘adesso io vado'”.
“Ci ha insegnato tante cose, con libri e trasmissioni, ma anche con l’esempio – ha continuato Alberto Angela -: negli ultimi giorni mi ha insegnato a non aver paura della morte. La sua serenità mi ha davvero colpito. Se ne è andato soddisfatto, come quando ci si alza dopo una cena con gli amici. Quando ha capito che era arrivata la fine ha concluso le trasmissioni e il disco jazz, discorso ai familiari e al pubblico, e poi se ne è andato”. “Sembrava riservato ma dentro aveva un fuoco. Continuerà a vivere attraverso libri, trasmissioni e dischi e in tutti quei ragazzi che con sacrificio cercano l’eccellenza, nei ricercatori, nelle persone che cercano di unire, che cercano la bellezza della natura e di assaporare la vita. La sua è una eredita’ non fisica ma di atteggiamento nella vita. Ci ha detto di fare la nostra parte, e anche io ora cercherò di fare la mia”, ha concluso infine Alberto Angela, il cui intervento è stato suggellato da un lunghissimo applauso.
La Sala della Protomoteca era piena di corone (tra cui anche quella della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio), e con i gonfaloni delle città di Roma e Torino (dove Angela è nato nel 1928), della Regione Piemonte e del comune di Montelupo Fiorentino (di cui il giornalista era cittadino onorario dal 2018). Un fluire ordinato ha scandito la lunga camera ardente, con persone di tutte le età, dai bimbi in passeggino agli anziani, esattamente così come era il suo pubblico, piccoli e grandi insieme, senza distinzioni: in tanti non sono riusciti a trattenere le lacrime, e moltissimi hanno lasciato il proprio nome nel libro firme.
Membri delle istituzioni e personaggi noti via via si sono mescolati alla folla in arrivo in Campidoglio: in primis il ministro della cultura Dario Franceschini, poi Enrico Letta, che ha lanciato l’idea di dare domani il nome di Piero Angela alle scuole superiori italiane, e ancora Pierferdinando Casini, Riccardo Di Segni, Renzo Arbore, Pino Strabioli.
Redazione
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