venerdì, Marzo 29, 2024

Forum Ambrosetti: “L’Italia è in ritardo sul digitale, solo il 46% degli adulti ha un minimo di competenze”

Nel mondo è in corso una vera e propria rivoluzione industriale causata dall’ingresso delle tecnologie digitali nel comparto manifatturiero e in quello agricolo. Una rivoluzione che presenta numerose opportunità di leadership internazionale per l’Italia e per le sue aziende, ma anche molteplici sfide a cui rispondere in maniera coordinata tra Istituzioni, Aziende e stakeholder. Su tutte, quella delle competenze: elemento necessario per le aziende per essere competitive in mercati sempre più dinamici e come leva per garantire una maggiore inclusione economico e sociale. È questo il principio che ha guidato la realizzazione dello Studio “Verso un New Deal delle Competenze in ambito agricolo e industriale”, elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Philip Morris Italia, presentato oggi nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte anche Marco Hannappel (Presidente e Amministratore Delegato, Philip Morris Italia) e l’Advisor scientifico e portavoce dell’iniziativa Claudio De Vincenti (Presidente, Aeroporti di Roma). La ricerca si è posta l’obiettivo di definire gli elementi per un New Deal delle competenze legate alle tecnologie 4.0. L’Italia mostra infatti un forte ritardo sulla formazione digitale, sia per quanto riguarda la formazione in ingresso che per quanto riguarda la formazione permanente. Questo, tuttavia, in un contesto di rapida trasformazione tecnologico- produttiva: una vera e propria nuova rivoluzione industriale, che riguarda sia il settore manifatturiero che quello agricolo, con l’introduzione di tecnologie digitali ed automazione in entrambi i comparti. La ricerca ha quindi analizzato i principali trend tecnologici legati alla digitalizzazione in manifattura e agricoltura per individuare le relative competenze richieste, tramite un’azione di analisi e dialogo con aziende, istituzioni e territori. L’Italia risulta in ritardo sulle competenze digitali, sia per quanto riguarda la formazione in ingresso che per quanto riguarda la formazione permanente. Il Paese risulta 24esimo su 27 nell’indice Digital Economy and Society Index (Desi) della Commissione Europea, con una performance particolarmente deludente sul fronte del capitale umano digitale. Il ritardo digitale del Paese è particolarmente forte nelle competenze , dove l’Italia si posiziona terzultima in Europa con appena il 46% della popolazione adulta con competenze digitali di base. Il ritardo è confermato da una serie di altri indicatori chiave, tra cui il numero di laureati in corsi di laurea Ict e discipline Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), con anche un importante divario di genere (solo il 17% dei professionisti Ict è donna). Lo studio ha messo in evidenza alcuni punti chiave. Manifattura e agricoltura intelligente sono una direttrice imprescindibile per il successo del Paese: il 97% delle aziende manifatturiere e il 98% di quelle agricole coinvolte ha implementato progetti di digitalizzazione dei processi produttivi. Sulle competenze 4.0, le aziende agricole risultano più soddisfatte di quelle manifatturiere per il livello di competenze sviluppate dal sistema scolastico, anche per l’importanza della formazione on-the-job. Lo evidenzia la survey che, coinvolgendo più di 200 imprese, mostra che il 54% delle aziende agricole è soddisfatto delle competenze dei laureati e il 48% di quelle dei diplomati. Molto diversi, invece, i risultati in ambito manifatturiero, dove appena il 26% è soddisfatto delle competenze dei diplomati e il 40% di quelle dei laureati. L’Italia registra un gap significativo con i partner internazionali rispetto alla formazione tecnica post-scuola e a quella continua. Sulla formazione tecnica post-scuola, il numero di iscritti al sistema italiano degli Its (recentemente ribattezzati Its Academy) dovrebbe crescere di 40 volte per essere al passo con quello tedesco. Inoltre, l’Italia risulta particolarmente debole rispetto alla formazione continua, che rappresenta un elemento chiave per mantenere alta la competitività in un contesto di rapido cambiamento tecnologico e industriale.
Redazione
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