giovedì, Aprile 25, 2024

Il padre di Saman Abbas intercettato al telefono: “Ho ucciso mia figlia per il mio onore e la mia dignità”

“Ho ucciso mia figlia”. Poco più di un mese dopo la scomparsa di Saman Abbas, il padre confessò il delitto durante una telefonata a un parente in Italia. L’8 giugno 2021, quando ormai era fuggito in Pakistan e a un mese dalla scomparsa di sua figlia, ha rivelato a un suo parente in Italia quanto successo nella notte del 30 aprile. La conversazione è stata intercettata dai carabinieri e messa agli atti del processo, che inizierà a febbraio a carico dei familiari della diciottenne sparita dalla notte del 30 aprile 2021 da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, e che gli inquirenti, Procura e carabinieri sono sicuri sia stata assassinata perché rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa. “Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (…) – diceva Shabbar Abbas al parente nella  telefonata intercettata – Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”. Lo stesso familiare, sentito dai carabinieri il 25 giugno di quell’anno, ha riferito che il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui. “Io sono già rovinato – le parole di Abbas nel racconto del parente – avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia”. E ancora: “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, senza fare nomi specifici, ma intendendo con ‘noi’, ha spiegato sempre il parente ai carabinieri, il contesto familiare. Il 10 febbraio 2023 andranno a processo a Reggio Emilia i tre familiari di Saman arrestati all’estero, Francia e Spagna, nei mesi scorsi: lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, oltre ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan, dove si sono rifugiati con un volo da Milano pochi giorni dopo la scomparsa della figlia. Le indagini degli inquirenti hanno permesso di riportare in Italia alcuni dei parenti, ma non tutti. Come evidenzia Repubblica, di quella notte del 30 aprile ci sono le ultime immagini di Saman: in un video, da poco pubblicato, si vede la ragazzina allontanarsi coi genitori verso i campi nove minuti dopo la mezzanotte. Scarpe da ginnastica e felpa lei, niqab fino ai piedi la madre Nazia che l’accompagnava a morire. Lo zaino che aveva in spalle Saman dopo pochi minuti lo si vede sulla spalla del padre. La telecamera aveva anche ripreso nei giorni precedenti un via vai inequivocabile di zii e cugini con pale e piedi di porco seguiti, pochi giorni dopo il 30 aprile, da una sorta di “rito funebre”. Eppure gli inquirenti non sono mai riusciti a trovare il corpo della ragazzina, nonostante abbiano scandagliato a fondo l’azienda agricola.
Redazione
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