giovedì, Aprile 18, 2024

Festa del Cinema di Roma, è la volta di “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido

“Caravaggio? Oggi avrebbe fatto il reporter di guerra, per la sua grande capacità di immortalare il momento”. Michele Placido presenta alla Festa del Cinema di Roma il suo ‘L’ombra di Caravaggio’, un progetto che, come spiega il regista e attore, parte da lontano e che si è arenato a causa della pandemia. “Questi sono stati quattro anni sofferti per tutti per il cinema italiano. Questa sofferenza del Covid ha fatto sì che il film, come tutto il cinema mondiale, si sia fermato, ma nel momento in cui abbiamo ripreso non abbiamo guardato al futuro sfiduciati. Anzi, ancora di più sapevamo di avere un gioiello per le mani”. L’idea, spiega Placido che nel film è supportato da un cast stellare -tra cui Riccardo Scamarcio, Isabelle Huppert, Louis Garrel, Michaela Ramazzotti- “era quella di non fare la biografia di Caravaggio, ma cercare qualcosa di diverso. Questo film ha una maturazione antica, nata 53 anni fa da parte mia all’ombra della statua di Giordano Bruno, quando ero ragazzo nel ’68 e partecipavo alle grandi manifestazioni a favore del Vietnam”, ricorda il regista. “Attraverso alcuni amici ho scoperto Caravaggio, e ho immaginato un dialogo tra lui e Giordano Bruno”. “Quello che mi interessava -aggiunge Placido- non era un film sull’estetica caravaggesca, ma capire chi erano quelle persone che lui rappresentava, quelle prostituite che stavano nelle grandi chiese romane, per le quali mi ricorda Pasolini con i personaggi delle periferie romane. Ma “ci voleva un’idea. E l’idea era nell’ombra”. E la pellicola di Placido, che firma in questa occasione il suo quattordicesimo film da regista (una co-produzione italo-francese siglata da Goldenart Production con Rai Cinema e per la Francia Charlot, Le Pacte e Mact Production), si siluppa proprio esplorando l’intricata e avventurosa esistenza di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio attraverso il suo dialogo con un’ombra, interpretata da Louis Garrel. “L’ombra del Caravaggio è un prete integralista -spiega ai giornalisti Garrel- L’ombra è fascista. Il fascismo nasce dalla paura, ed è conformismo. Siamo tutti reazionari come l’ombra di fronte all’avanguardia. Ho cercato ciò che di fascista c’era dentro di me e ho recitato l’ombra così”. Un particolare: la Curia romana non ha dato le autorizzazioni al regista per girare all’interno delle Chiese romane, e Placido ha dovuto rivolgere le proprie attenzioni altrove. “Gli abbiamo mandato il copione e ce l’hanno rimandato indietro -conferma Placido. Che rivela di essere andato allora a Napoli: “Lì mi è venuta l’idea di ambientare e ricostruire esattamente uguali i quadri che sono a Roma. Ovviamente abbiamo dovuto restringere i campi, è stato un lavoro enorme, ma nessuno ha visto le differenze, questo grazie anche alla regione Campania”. Riccardo Scamarcio spiega come si è approcciato al personaggio di Caravaggio. “Mi sono concentrato sui punti in comune con lui -dice l’attore- il fatto di essere due provinciali, arrivati a Roma con una passione, per me il cinema e per lui la pittura. Per me lui è un personaggio come Elvis Presley, un ragazzo di provincia con una grande energia, passione e talento e grande rigore, per certi versi, verso la pittura”. Pittura che a quel tempo “era il mainstream dello showbusiness, i quadri condizionavano le persone, non c’era radio, tv” dice Scamarcio, colpito in particolare dal modo in cui Caravaggio “usava la luce, in maniera magistrale, partendo da un fondo nero. Ho cercato di dargli una specie di febbre, la stessa che ho visto negli occhi di Michele quando mi ha parlato del progetto, e la stessa che ho anche io quando mi infervoro”.
Redazione
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