venerdì, Aprile 26, 2024

La vita appesa a sogni e speranze: la storia di Giulio raccontata al Granarone

Giulio e l’aplasia midollare severa, una storia che ci ha travolto di emozioni. Nell’aula consiliare del Granarone il giovane calciatore ha raccontato questa dura parentesi della sua vita che lo ha cambiato completamente

Una storia di quelle che ti toccano dentro. Quella che Giulio Luttazi ha raccontato a centinaia di persone accorse nell’aula consiliare del Granarone lunedì pomeriggio è una storia che ti travolge di emozioni. Ascoltando le sue parole ci siamo sentiti davvero fragili: abbiamo potuto percepire la disperazione di chi si è trovato in poche ore da giocare a calcio con la sua squadra ad una diagnosi che ti lascia poche speranze di vita. Giulio ci ha donato emozioni, le sue che sono diventate nostre, esempio di forza, di tenacia, di coraggio, che, insieme alla sua mamma Roberta, il suo papà Angelo e a sua sorella Lucrezia, devono essere da esempio per chi si piange addosso spesso per davvero troppo poco. Giulio è la dimostrazione che la vita è qualcosa di imprevedibile e che spesso ti mette alla prova con “missioni impossibili” ma che devi affrontare… in qualche modo. E quando ti trovi alle prese con qualcosa di più grande di te, devi tirare fuori tutto, devi metterci tutte le tue forze, e lui è la dimostrazione che si può fare. Bisogna crederci senza arrendersi mai. Ecco, questo è quello che vi siete persi se lunedì non eravate al Granarone ad ascoltare la storia di Giulio.
La storia di Giulio raccontata dalla mamma Roberta Spaccini
Roberta Spaccini, quando la conosci capisci da chi Giulio ha ereditato questa determinazione. Una donna che ha combattuto al fianco di suo figlio, per suo figlio, una battaglia che è stata vinta con non poche difficoltà: “Un anno fa nostro figlio è stato portato d’urgenza all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per una presunta malattia del midollo osseo, malattia diagnosticata a fine novembre scorso. Aplasia midollare severa. Dal primo momento lo ha preso in cura il dottor Giuseppe Palumbo, instaurando fin da subito un rapporto di fiducia e di amichevole ironia con Giulio. Si sfottevano sulla fede calcistica. Giulio laziale e il dottore romanista. Il Dottor Palumbo promise a Giulio due cose: che l’avrebbe guarito e che sarebbero andati insieme a vedere il derby. Ieri (domenica, ndr) è successo! Dopo un anno dall’inizio di tutto, dopo il trapianto di midollo osseo e dopo una complicazione dovuta al covid, che ci ha fatto tenere di nuovo il fiato sospeso. Giulio ha potuto vivere il suo sogno: tornare allo stadio e farlo con il suo dottore del cuore. Piano piano Giulio sta tornando a vivere e, i sogni e le speranze, lo hanno sempre sostenuto, anche nei momenti più difficili. Grazie dottor Palumbo per avergli regalato questa giornata! Grazie a tutto lo staff del Professor Locatelli, al reparto di oncoematologia e al centro trapianti di cellule staminali emopoietiche. Grande professionalità e grande umanità da parte di tutti”.
L’Atletica Cerveterana presente all’evento
Loredana Ricci, regina dell’Atletica Cerveterana, ha presenziato all’evento al Granarone unitamente al suo gruppo di atleti: “La storia di Giulio ti travolge di emozioni, quando lo ascolti ti senti catapultata sulle montagne russe vivi con lui la disperazione di chi si trova in pochissimo tempo da un campo di calcio ad una diagnosi che ti lascia poche speranze di vita. Grazie Giulio per averci donato le tue emozioni. Un grande grazie alla tua splendida famiglia, all’ADMO e alle tantissime persone che hanno gremito la sala. Poi ci siete voi “la famiglia dell’atletica Cerveterana”, questa sera la vostra presenza è stata fondamentale perché avete dimostrato che oltre il cronometro ed i risultati c’è un mondo di solidarietà”.
All’Olimpico a vedere il derby con uno dei dottori che gli hanno salvato la vita
Un anno fa Giulio, ragazzo di fede laziale, si è sottoposto all’operazione per il trapianto di midollo per combattere l’aplasia midollare, operazione eseguita nell’ospedale Bambin Gesù. Un intervento molto delicato, che il dottore ha cercato di rendere meno “pesante” emotivamente facendo amicizia con il ragazzo e promettendogli che, se tutto fosse andato bene, sarebbero andati a vedere il Derby di Roma insieme, nonostante lui tifasse per i giallorossi. La malattia è stata sconfitta e i due sono andati allo stadio insieme domenica scorsa, a dimostrazione che la vita vince sopra ogni cosa. Sopra ogni fede. Giulio 1 – Aplasia midollare 0
Ma come si dona questo benedetto midollo osseo?
Rispetti i requisiti principali necessari alla donazione di midollo? Ancora non sai quali sono?! Te li riepilogo: 1. Età compresa tra 18 e 35 anni; 2. Peso superiore a 50 kg; 3. Godere di buona salute. Semplice! Una volta accertati questi requisiti, per prima cosa bisogna iscriversi al registro dei donatori di midollo osseo. Niente di più semplice, basta andare sul sito dell’ADMO e prenotare un appuntamento presso la sede più vicina. All’appuntamento concordato sarai intervistato/a da un medico e successivamente si procederà con un semplice prelievo di sangue. Ecco fatto! Finito. Il campione prelevato sarà poi esaminato ed inserito in un registro internazionale. Hai capito bene, INTERNAZIONALE. Cosa vuol dire? Vuol dire che questo registro contiene i dati dei midolli di tanti volontari in giro per il mondo. E poi? E poi devi solo aspettare! Fino a 55 anni potresti essere chiamato/a per donare il tuo midollo a qualcuno in pericolo di vita, che potrebbe essere anche dall’altra parte del mondo! Hai paura? Tranquillo, la donazione di midollo osseo, 8 volte su 10 avviene tramite prelievo di sangue periferico. Il sangue viene prelevato da un braccio, con un macchinario viene isolata la componente cellulare necessaria al trapianto, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto. Facile no? In alcuni casi è necessaria la donazione più “antica” in cui il donatore viene sottoposto ad un piccolo intervento, in anestesia generale o epidurale, di durata media di circa 45 minuti. Il midollo osseo prelevato si ricostituisce spontaneamente in poco più di una settimana, mentre il donatore solitamente avverte un leggero dolore nella zona del prelievo, destinato a sparire in pochi giorni. Ecco come si diventa un Eroe! Cosa aspetti? Vuoi saperne di più?!? Informati sui canali ufficiali. Vuoi fare qualcosa per aiutare?!? Diventa volontario. (admolazio.it)
Redazione
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