Il futuro del Pd
Per il presidente dell’Emilia Romagna non è una questione personale, ma per il bene del partito. “Di una cosa sono sicuro: se, come credo, in gioco per la prima volta da quando è nato c’è la vita stessa del nostro partito, e non la mia candidatura o il mio destino personale (di quello chissenefrega), allora ne vale senz’altro la pena. Comunque vada”. Per questo – aggiunge Bonaccini – “abbiamo davanti cinque anni di opposizione, ma fra cinque anni dovremo, insieme, aver costruito un Pd che vince. Che vince nelle urne e non governa per alchimie nate in Parlamento. La stagione in cui si sta al governo, anche se non si vince, è finita. Io credo l’abbiamo anche pagata”.
Il messaggio del Pd
Per Bonaccini è fondamentale “definire e saper comunicare la propria identità è essenziale – spiega – altrimenti le persone non ti riconoscono più. Dobbiamo ritrovare anche la semplicità del messaggio e del linguaggio per dire chi siamo, chi vogliamo rappresentare, quale idea di società abbiamo. Un militante di destra o del M5s impiega dieci secondi, a noi a volte non bastano 20 minuti”. Un invito a una comunicazione più efficace, dunque, quello che arriva dal neo candidato alla guida del Pd.
Il lavoro dal fare
“Io sono il più convinto che ci sia tanto da fare e da rigenerare, ma dico subito che non basterà un congresso: ci aspetta una traversata nel deserto”. Cosi’ il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, secondo cui il “nostro compito” e’ “far tornare ad essere il Pd un grande partito popolare, radicato nella società a vocazione maggioritaria, perno di un nuovo centrosinistra capace di battere la destra nelle urne alle prossime elezioni. Riportare la prossima volta il Pd al Governo”. E “essere riferimento noi anche per la famiglia socialista e democratica europea”.