mercoledì, Aprile 17, 2024

Per la prima volta in Italia il Tribunale di Roma ha sentenziato a favore del risarcimento per la transessuale Giovanna Cristina Vivinetto

Per la prima volta in Italia il Tribunale di Roma – dopo tre anni dall’inizio della vicenda processuale – ha sentenziato a favore del risarcimento per Giovanna Cristina Vivinetto, che nel 2019 era stata licenziata da un istituto paritario: “Mi tremano le mani: per la prima volta in tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all’interno di un rapporto di lavoro”. Quella scuola l’aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma il giudice avrebbe “riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato”. Per la Vivinetto, già vincitrice del Premio Viareggio nella sezione poesia, scatto’ subito una gara di solidarietà sul web. Ma ora è anche il tribunale a darle ragione: “In tutti i modi hanno provato a screditare la persona e la mia professionalità. La loro difesa sosteneva non fossi una buona insegnante, nonché persona sessualmente esplicita. Ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Le loro testimonianze non sono state in grado di dimostrare il contrario, anzi si sono rivelate utili per rafforzare che non fosse la mia mancata professionalità il motivo del licenziamento”, spiega la docente commentando la sentenza e ribadendo che “il giudice li ha smentiti su tutta la linea”.
La sentenza
Nel suo post la professoressa riporta anche uno stralcio delle motivazioni della sentenza, secondo cui “le dichiarazioni non appaiono significative di un’effettiva inadempienza della professoressa Vivinetto ai propri impegni didattici. Inoltre appare quantomeno prematuro un recesso esercitato in così breve tempo, per motivazioni attinenti la scarsa capacita’ didattica, senza dare alla professoressa la possibilità di ambientarsi e di acquisire piena nozione dei piani didattici personalizzati da applicare ai propri alunni.  Sicché può ritenersi adeguatamente provato che le ragioni che hanno indotto la società resistente a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto siano ascrivibili proprio alla sua condizione di transessuale”. 
Redazione
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