giovedì, Aprile 18, 2024

Roma, mostra del pittore Raoul Dufy: l’artista della gioia e della luce

Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (1937 – 1938) – uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie parisienne de distribution d’électricité” per essere esposto nel Padiglione dell’elettricità al World’s World del 1937 – Raoul Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne – per antonomasia – il pittore della gioia e della luce. Nato da una famiglia di modeste condizioni economiche, ebbe un padre attivo come organista e maestro di coro, che trasferì a Raoul ed agli altri tre figli la passione per la musica. Nel 1891 la famiglia ebbe una grave crisi finanziaria e il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre. Riuscì nonostante ciò a iscriversi ai corsi serali del maestro Charles Lhuillier alla Scuola di Belle Arti della sua città dove conobbe Othon Friesz, che diventerà uno dei suoi più cari amici. Assieme a Friesz si accostò alle nuove tendenze pittoriche elaborate da Matisse. Il 1903 fu l’anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936. Nel 1906 venne accettato al Salon d’Automne, a cui prese parte fino al 1943.A partire dal 1908, Dufy frequentò spesso la Costa Azzurra, intento a dipingere nelle sue tele i colori  forti di quelle acque. Negli anni dieci del secolo sviluppò nuove ricerche nel campo della xilografia, dalle quali sbocciarono illustrazioni e impressioni su stoffa. Negli anni successivi intraprese numerosi viaggi dove espose le sue opere. Negli anni della  seconda guerra mondiale si occupò anche di scenografia e di arazzo, fornendo cartoni per le manifatture di Beauvais. Morì il 23 marzo 1953 a Forcalquier per un’emorragia intestinale. La sua attività artistica non conobbe interruzioni, neppure dopo la diagnosi di artrite reumatoide, malattia che lo afflisse dal cinquantottesimo anno di vita. Costretto spesso a servirsi delle stampelle o della carrozzina, trasse qualche beneficio dal cortisone: fu uno dei primi pazienti in assoluto a farne uso.
Redazione
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