mercoledì, Aprile 24, 2024

Allarme della Cgil: “La sanità pubblica sta crollando, servono più risorse”

Carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili e fuga di operatori sanitari, definanziamento del Fondo sanitario, inflazione e caro energia. Il tutto mentre peggiora la qualità del servizio, tra liste di attesa che si allungano e pronto soccorso che vanno in tilt con tempi di risposta infiniti. Sotto questo peso la sanità pubblica in Italia sta letteralmente crollando, mentre si allarga il peso del privato e si fanno largo le esternalizzazioni”. A mettere in fila le criticità che investono il Servizio sanitario nazionale è la Funzione pubblica Cgil, denunciando “una combinazione di fattori che stanno letteralmente affossando la sanità pubblica e con essa operatori e cittadini. Non c’è tempo da perdere: servono risorse e assunzioni”, avverte il sindacato. Urgono “investimenti e un piano sanitario per l’occupazione”, chiede in una nota. Per la Fp Cgil “le scelte scellerate compiute in questi anni ci stanno oggi presentando il conto, ed è molto salato: 40mila letti eliminati in 10 anni, che vanno di pari passo con il taglio di 37 miliardi di euro di finanziamento pubblico sullo stesso periodo, attese infinite nei pronto soccorso, che possono arrivare fino a 3 giorni, mentre le liste di attesa si dilatano arrivando anche a 2 anni per ottenere una prestazione”. In questo scenario, sul fronte lavoro “gli operatori del servizio sanitario stanno pagando un prezzo altissimo. La situazione è drammatica: l’età media del personale sfiora i 50 anni (49,8 nel 2020), quando nel 2021 era di 43,5 anni. Un trend di invecchiamento che determinerà al 2030 il raggiungimento della pensione per 240mila addetti, oltre un terzo del totale (664.686 al 2020)”. “Piegati dai carichi di lavoro, e da una scarsa valorizzazione – rimarca la sigla – in tanti fuggono dal Ssn verso il privato e verso quelle cooperative che stanno alimentando il fenomeno dei ‘gettonisti’. Senza fare proiezioni dettate dall’aumento progressivo dell’età media, già oggi si stima che manchino più di 20 milamedici e almeno 60mila infermieri. E non va meglio per i medici di famiglia, ne mancano almeno 4mila. Il perimetro pubblico si restringe sempre di più. I cittadini rinunciano a curarsi mentre avanza il settore privato – insiste il sindacato – con una spesa sanitaria pagata dalle tasche dei cittadini che è passata dai 34,8 miliardi del 2019 a 37 miliardi”. Se questo è il quadro, osserva la Fp Cgil, “le risorse previste dalla legge di Bilancio non bastano assolutamente, risucchiate come saranno dal caro energia. E con gli obiettivi della missione 6 del Pnrr”, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, “viviamo il rischio concreto che le risorse investite per le strutture facciano da apripista al più grande processo di esternalizzazione e privatizzazione mai visto, senza un serio investimento in un piano straordinario di assunzioni”.
Redazione
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