giovedì, Aprile 25, 2024

Papa Francesco in Sud Sudan: “alzare la voce contro l’ingiustizia e la prevaricazione”

Papa Francesco ha iniziato l’incontro con i religiosi ed i preti del Sud Sudan, in Africa, invitandoli ad “alzare la voce contro l’ingiustizia e la prevaricazione: perché queste “Schiacciano la gente e si servono della violenza, per gestire gli affari all’ombra dei conflitti”. Nella Cattedrale di Santa Teresa, a Juba ha detto: “Se vogliamo essere pastori, non possiamo restare neutrali dinanzi al dolore provocato dalle ingiustizie e dalle violenze perché, là dove una donna o un uomo vengono feriti nei loro diritti fondamentali, Cristo è offeso”.
“Siamo pastori, non capi tribù”
Il Papa ha incontrato a Juba i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e ha chiesto loro di portare avanti la loro missione sempre al servizio della gente: “Non siamo capi tribù – ha continuato Francesco – ma pastori compassionevoli e misericordiosi, non padroni del popolo, ma servi che si chinano a lavare i piedi dei fratelli e delle sorelle, non un’organizzazione mondana che amministra beni terreni, ma la comunità dei figli di Dio”. Il Santo Padre ha chiesto poi ai consacrati, di spogliarsi della “presunzione umana”: “Accostiamoci ogni giorno al mistero di Dio, perché bruci le sterpaglie del nostro orgoglio e delle nostre ambizioni smodate – ha sottolineato il Pontefice – e ci renda umili compagni di viaggio di quanti ci sono affidati”. Il Pontefice ha ricordato i sacerdoti e religiosi morti per l’annuncio del Vangelo di pace in Africa e ringraziato a nome di tutta la Chiesa Quanti ancora si battono per lenire le sofferenze di questi popoli spesso martoriati”. Il Papa è arrivato a Juba ieri, proveniente dalla Repubblica democratica del Congo, al termine del suo discorso ha ricordato, tra l’altro, San Daniele Comboni “Che con i suoi fratelli missionari ha compiuto in questa terra una grande opera di evangelizzazione: egli diceva che il missionario – ha ricordato il Papa – dev’essere disposto a tutto per Cristo e per il Vangelo, e che c’è bisogno di anime ardite e generose che sappiano patire e morire per l’Africa”. “Allora io vorrei ringraziarvi per quello che fate in mezzo a tante prove e fatiche. Grazie, a nome della Chiesa intera, per la vostra dedizione, il vostro coraggio, i vostri sacrifici, la vostra pazienza. Vi auguro, cari fratelli e sorelle, di essere sempre Pastori e testimoni generosi, armati solo di preghiera e di carità, che docilmente si lasciano sorprendere dalla grazia di Dio e diventano strumenti di salvezza per gli altri, profeti di vicinanza che accompagnano il popolo, intercessori con le braccia alzate”.
Una Chiesa “Che si sporca le mani per la gente”
“Il nostro primo dovere non è quello di essere una Chiesa perfettamente organizzata, ma una Chiesa che, in nome di Cristo, sta in mezzo alla vita sofferta del popolo e si sporca le mani per la gente”. Queste le parole di Papa Francesco nel penultimo giorno del suo viaggio in Africa parlando a vescovi e sacerdoti nella Cattedrale di S. Teresa di Juba. “Mai dobbiamo esercitare il ministero inseguendo il prestigio religioso e sociale – ha continuato Bergoglio – ma camminando in mezzo e insieme, imparando ad ascoltare e a dialogare, collaborando tra noi ministri e con i laici”.
Redazione
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